ROMA - “Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo aver letto alcuni passaggi del manifesto di Ventotene in aula alla Camera, chiudendo la replica al dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
La premier ha proseguito facendo anche riferimento alla manifestazione che si é tenuta sabato in Piazza del Popolo, affermando che “è stato richiamato da moltissimi partecipanti il manifesto di Ventotene, spero tutte queste persone in realtà non l’abbiano mai letto perché l’alternativa sarebbe spaventosa”.
Meloni ha citato quindi alcuni passi salienti della dichiarazione del 1941 che proponeva un’Europa unita e federale per superare i nazionalismi, come quello in cui si dichiara che “la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”, e che “attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato, e intorno ad esso la nuova vera democrazia”.
Il Manifesto fu originariamente redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il loro confino a Ventotene, isola al largo delle coste laziali, in quanto oppositori del regime fascista. All’epoca della stesura, erano confinate sull’isola circa 800 persone, 500 classificate come comunisti, 200 come anarchici ed i restanti prevalentemente sindacalisti e socialisti.
I redattori sostenevano che fosse necessario creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide della crescente internazionalizzazione.
Era necessario cioè un movimento che sapesse mobilitare tutte le forze popolari attive nei vari paesi al fine di far nascere uno Stato federale, con una propria forza armata e con organi e mezzi sufficienti per far eseguire nei singoli stati federali le sue deliberazioni dirette a mantenere un ordine comune, pur lasciando ai singoli stati l’autonomia di politica interna.
Le citazioni di Meloni hanno suscitato veementi proteste dell’opposizione anche durante il successivo intervento del ministro per gli affari europei Tommaso Foti, che aveva il compito di esprimere i pareri sulle risoluzioni, tanto che il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha dovuto sospendere la seduta.
“Non è accettabile fare la caricatura di quegli uomini, lei presidente Meloni siede in questo Parlamento anche grazie a loro, questo è un luogo sacro della democrazia e noi siamo qua grazie a quei visionari di Ventotene che erano confinati politici”, ha detto Federico Fornaro (Pd).
Anche il suo collega Roberto Speranza è intervenuto a difesa del Manifesto, classificando l’intervento di Meloni come una “strumentale ed inaccettabile invettiva”, finendo per chiedere: “Cosa è questa se non apologia del fascismo?”.
Sui social, il deputato dem Gianni Cuperlo classifica le parole della premier come “una delle pagine più vergognose della storia repubblicana”, e afferma che Meloni “non è degna di rappresentare la democrazia di un Paese che ha conosciuto la dittatura ventennale del fascismo”.