ROMA - Il Movimento 5 Stelle archivia per sempre la stagione di Beppe Grillo. Gli iscritti hanno rivotato sulle modifiche allo statuto come aveva richiesto lo stesso fondatore nel suo ultimo atto formale in veste di garante, e hanno ribadito con una maggioranza ancora più larga rispetto alla prima votazione la scelta di abolire il suo ruolo.  

Stavolta, per mettere fine alla “tutela” di Grillo ha votato addirittura l’80,56% degli iscritti, mentre due settimane fa, nell’atto conclusivo del “processo costituente” avviato in estate dal leader stellato Giuseppe Conte, lo stesso quesito era stato approvato dal 63,24% dei votanti, risultato accolto da un boato dell’assemblea nazionale Nova. Ancor più significativo del definitivo addio al M5s delle origini è il dato dell’affluenza. L’appello di Grillo a disertare i voti e “andare a funghi” per far mancare il quorum del 50%+1 degli aventi diritto non è stato solo ignorato, ma attivamente contrastato.  

Secondo la comunicazione ufficiale, pubblicata sul sito del Movimento, per i quesiti relativi alle modiche dello Statuto hanno votato più di 58.000 iscritti, circa 4.000 in più rispetto alla votazione passata. Scontati gli esiti, tutti confermati, delle altre votazioni statutarie ripetute. 

Per Conte un successo politico ma anche personale, dopo che Grillo si era spinto fino all’invio di una lettera a Elly Schlein, per raccomandare l’ex premier per un ruolo di vertice nel Partito Democratico, sostenendo che l’attuale segretario avrebbe trasferito milioni di voti dal Movimento 5 Stelle al Pd.  

È “iniziato un nuovo corso”, ripetono in tanti, e Conte lo sancisce con lo “stop alle espulsioni via post scriptum di prima generazione”. “La nostra è la casa di tutti gli iscritti, anche di chi aveva una proposta diversa e di chi non ha partecipato e ha avuto dei dubbi. Il dubbio è una virtù, nella misura in cui si predispone al dialogo e non agli insulti”, dice. Poi Conte liquida le ipotesi di battaglie legali con Grillo: “Abbiamo adottato tutte le cautele del caso. Non abbiamo nessun timore”. “Quando tornerò a fare il mio mestiere, tornerò a fare l’avvocato, ma ora non mi occupo io di questo. C’è un team - puntualizza il presidente M5 -. Chi si azzarderà a intralciare l’azione politica del Movimento troverà una barriera solida, anche legale”. “E – avverte ancora – pagherà anche il risarcimento dei danni”. Quanto ai dubbi su una omologazione M5s agli altri partiti, sottolinea che “ci sono le condizioni per correre ad armi pari con le altre forze politiche, il che non significa che diventiamo carrieristi”. 

A Campo Marzio si continua però a respirare aria di tranquillità: “Dopo ben due voti ripetuti, e l’ultimo con la partecipazione di oltre l’80% degli iscritti, non della maggioranza assoluta, non c’è di che contendere”, dice chi segue da vicino la questione, compresi eventuali ricorsi alle carte bollate. “È evidente, consolidato e senza possibilità di interpretazioni, come dopo le competizioni elettorali a tutti i livelli, che il simbolo sia del Movimento 5 Stelle, che in questi anni si è spezzato la schiena per cambiare il Paese”, si fa osservare ancora. 

Anche la Costituzione, si fa notare, tutela un partito che con “nome e cognome” siede in Parlamento. Ma se Conte è pronto alle barricate, anche l’altro fronte si leva in difesa dei propri diritti. “Una diffida a Grillo a esercitare i suoi diritti non regge e il warning di Conte gli fa un baffo. L’avvocato, non del popolo ma delle élite, deve sapere che Grillo andrà avanti, sicuramente”, dicono i “lealisti”, che non scartano la possibilità che Grillo arrivi a Roma prima di Natale. I legali, sostengono sempre i ‘grillini’ doc, “sono già all’opera per presentare il ricorso”.