MELBOURNE - Le richieste sono state inoltrate dopo la pubblicazione di notizie che hanno rivelato come i magistrati del Victoria sarebbero stati formati per emettere sentenze con pene inferiori a un anno di carcere per i criminali non cittadini australiani, al fine di evitare la loro deportazione.

Al momento, il Commonweath ha il potere di revocare i visti di cittadini stranieri condannati per reati gravi. Nel 2023-2024, 244 persone, tra cui 27 responsabili di molestie sessuali ai danni di minori, hanno subito la revoca del visto dopo aver commesso gravi reati.

La notizia del presunto particolare addestramento impartito ai magistrati del Victoria ha spinto molteplici parti a chiedere che il governo intervenga per eliminare questa scappatoia legale, rimuovendo il potere interpretativo della legge di cui i magistrati starebbero facendo uso al fine di evitare le deportazioni.

Chris Merritt, vicepresidente del Rule of Law Institute, ha evidenziato questa “falla legislativa”, suggerendo che, anziché basarsi sulla durata della pena, la legge dovrebbe stabilire che tutti i condannati per reati gravi siano espulsi dopo aver scontato la pena.

L’ex giudice della Corte Suprema del Victoria, Kevin Bell, ha affermato che stando a quanto in sua conoscenza la formazione dei magistrati è “normale” e “necessaria” per garantire sentenze misurate, ma ha anche espresso i suoi dubbi sul tipo di formazione che viene impartita oggi, chiedendosi se i magistrati fossero stati indotti a favorire pene più lievi per evitarele  espulsioni, il che contravverrebbe al principio di discrezionalità giudiziaria.

La premier Jacinta Allan, ha chiesto al procuratore generale Jaclyn Symes di avviare un indagine sulla formazione impartita ai magistrati, affermando che è fondamentale verificare se l’addestramento abbia dato l’impressione che un fattore dovesse prevalere sugli altri nelle sentenze.

Oggi, Symes ha riconosciuto la gravità delle rivelazioni, ma ha dichiarato che le testimonianze dei magistrati che ha interrogato in proposito non sostengono i resoconti mediatici.

“Il resoconto ovviamente è preoccupante, ma non è quello che mi è stato detto venga insegnato. Non è quello ricevono i partecipanti al seminario di formazione”.

La procuratrice ha aggiunto che non intende esprimere giudizi senza dettagli concreti sui moduli formativi.

L’attenzione si sposta ora sul governo federale, chiamato a decidere se intervenire per eliminare le ambiguità legislative, tutelando la trasparenza e le finalità della legge sull’immigrazione.