QUITO – La ministra dell’Energia dell’Ecuador, Inés Manzano, ha annunciato che il consorzio cinese-canadese Sinopetrol non ha versato la prima tranche di 1.500 milioni di dollari, una somma che doveva essere pagata entro la notte di martedì, per firmare il contratto di concessione del campo petrolifero Sacha, uno dei più importanti del paese.
Questo campo, noto per il suo petrolio di altissima qualità, si trova nella provincia di Orellana, nel cuore dell’Amazzonia ecuadoriana, ed è considerato una “il gioiello” dell’industria petrolifera locale.
La concessione del campo a un consorzio cinese-canadese era stata al centro di discussioni politiche e preoccupazioni rispetto al controllo delle risorse nazionali.
Il campo Sacha, o Blocco 60, è operativo da 52 anni e viene gestito dalla compagnia statale Petroecuador. Si tratta di una delle riserve più importanti del paese, con circa 350 milioni di barili di petrolio ancora da estrarre.
Nel 2024, Petroecuador ha prodotto circa 80.000 barili di petrolio al giorno, pari al 16% della produzione nazionale, secondo la Camera dell’Energia dell’Ecuador.
La ministra Inés Manzano ha dichiarato che, a seguito del mancato pagamento, verranno esplorate altre opzioni per lo sviluppo del campo, sottolineando la necessità urgente di fondi per gli investimenti sociali. “Esistono altre alternative, verrà riaperto l’invito per le dichiarazioni di interesse per lo sviluppo del campo,” ha aggiunto Manzano.
Nel frattempo, l’Ambasciata della Cina in Ecuador ha preso posizione sulla vicenda, dichiarando che spera che le aziende interessate continuino a seguire il progetto, ma ha anche chiarito che il governo cinese non interviene direttamente negli affari delle imprese cinesi e si aspetta che rispettino le normative e i parametri stabiliti.