DORTMUND - Nella letteratura, la migrazione è spesso più di un semplice spostamento geografico: è una frattura dell’identità, un’oscillazione costante tra radici e nuove appartenenze, una ricerca incessante di un luogo che possa ancora definirsi “casa”.
Nel panorama contemporaneo, molte voci letterarie hanno fatto di questa esperienza una chiave di lettura del mondo e di se stesse, trasformando l’emigrazione da fatto biografico in orizzonte tematico.
È in questo contesto che si inserisce il percorso di Elisa Occhipinti Kirsch, scrittrice e saggista torinese trapiantata in Germania, vincitrice del Premio Italia Radici nel Mondo e caporedattrice della piattaforma Il Club del Libro.
Il suo profilo letterario si definisce proprio nell’intersezione tra analisi critica e narrazione autobiografica, tra lo studio della letteratura e la scrittura come pratica espressiva radicata nell’esperienza migratoria.
Trasferitasi nel 2013 a soli venticinque anni, con un figlio piccolo e quello che all’epoca era suo marito, Elisa ha scelto la Germania non per necessità ma per attrazione culturale, per “amore della cultura, del paese in sé”, come racconta, sottolineando la consapevolezza di una scelta di vita. Un legame con il mondo germanofono che affonda le radici già nel periodo scolastico, durante il quale studiava tedesco in un istituto linguistico, partecipando a scambi con paesi di lingua tedesca, tra cui proprio la cittadina vicino Dortmund dove oggi risiede.
Il suo approccio alla scrittura nasce però dalla lettura: nel 2010 entra nel neonato Club del Libro, una comunità online che con il tempo si trasforma in progetto editoriale e collettivo di divulgazione culturale. Prende in gestione la rubrica letteraria e, scrivendo articoli, matura lentamente il desiderio di cimentarsi nella narrativa.
“Se non fossi migrata probabilmente non sarei nemmeno una scrittrice”, afferma con chiarezza, indicando nell’esperienza dell’emigrazione non solo un evento fondativo, ma la vera molla del suo percorso autoriale. Non sorprende quindi che il tema della migrazione attraversi tutta la sua produzione, dalla narrativa alla saggistica.
Il romanzo d’esordio, E lucevan le stelle (2018), scritto pochi anni dopo il trasferimento, è ambientato tra Italia e Germania, ma con una scelta di prospettiva originale: “la voce narrante è di una donna tedesca”, spiega l’autrice, “ho provato ad immedesimarmi nell’altra parte”, invertendo lo sguardo e ponendosi in un’ottica straniante.
Più direttamente autobiografico è invece Il paese dove (s)fioriscono i limoni, il racconto con cui ha vinto il Premio Italia Radici nel Mondo, dove rilegge la celebre immagine goethiana dell’Italia come luogo solare e accogliente.
“Io non l’ho visto proprio così. Me ne sono andata abbastanza delusa perché, nonostante io avessi la mia vita tranquilla in Italia, sapevo che avrei potuto avere di più, che i miei figli avrebbero potuto avere un futuro migliore altrove”, racconta, mettendo in discussione l’ideale estetico della patria e interrogandosi sul significato di appartenenza.
Al centro del racconto c’è la domanda sul concetto di “casa”: è l’Italia, con le sue radici e contraddizioni, o la Germania, dove oggi vive e ha formato una nuova famiglia? “La mia italianità sembra un po’ scemare a mano a mano che il tempo passa”, osserva, “quindi qual è la mia casa? La mia casa adesso è la Germania o resta l’Italia, o tutti e due, o nessuna?”.
La risposta non si risolve in un’affermazione definitiva, ma in una visione mobile e relazionale dell’identità: “Casa in realtà non è un luogo, ma sono persone, situazioni, tradizioni anche, e quindi casa per me sono tutti e due i posti, ma non per i posti in sé, quanto piuttosto per coloro che in questi posti vivono e che sanno di me”.
Accanto alla narrativa, Elisa continua a coltivare anche l’anima saggistica della sua scrittura: ha pubblicato un saggio sulla poesia di Primo Levi durante gli anni di lavoro accademico, periodo in cui la narrativa era passata in secondo piano, assorbita dal rigore dell’analisi letteraria.
Oggi, con una ritrovata libertà espressiva, si dedica alla forma breve, con racconti in parte autobiografici, e dichiara di voler continuare a scrivere “tra due mondi”, esplorando i temi dell’identità, della memoria, dell’appartenenza.
L’emigrazione, per Elisa Occhipinti Kirsch, non è solo un vissuto, ma una lente attraverso cui leggere e scrivere il reale: “Sostanzialmente tutto quello che scrivo è tra due mondi”.