TEL AVIV – A Gaza è scattata la tregua. L’esercito israeliano, subito dopo l’ok del governo Netanyahu all’accordo sulla pace, poco dopo mezzogiorno di venerdì scorso (ora locale), ha annunciato di aver completato il ritiro dalla Striscia, dietro la Linea Gialla disegnata nelle mappe contenute nel piano Trump.
La reazione della popolazione di Gaza all’annuncio di Tsahal non si è fatta attendere: in migliaia si sono riversati sulla strada Rashid, aperta dalle truppe, per fare ritorno a casa o quel che resta al Nord. Le immagini postate sui social dall’enclave mostrano una lunghissima fila di persone a piedi – con i loro pacchi, suppellettili, vecchie borse strapiene –, che rientrano a Gaza City e Khan Younis per verificare le condizioni delle loro case, per lo più distrutte, mentre prosegue la ricerca di corpi tra le macerie.
La Protezione civile di Gaza ha riferito che circa 500mila persone sono di ritorno nel territorio palestinese, dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. L’esercito israeliano ha però avvertito che diverse zone rimangono “estremamente pericolose” per la popolazione civile.
Israele avrebbe intanto dato il via libera alle autorità delle Nazioni Unite per iniziare a consegnare aiuti a Gaza che includerebbero le 170mila tonnellate già posizionate in Paesi vicini come Giordania ed Egitto; i funzionari umanitari attendevano il permesso delle forze israeliane per riprendere le loro attività.
I camion in arrivo contengono principalmente “cibo, attrezzature mediche, forniture per rifugi, nonché carburante per operazioni essenziali e gas da cucina”. Saranno consentite anche le attrezzature essenziali per la riparazione delle infrastrutture critiche.
Secondo il piano, il rilascio dei 48 ostaggi detenuti dai militanti palestinesi a Gaza inizierà oggi, secondo quanto dichiarato da un funzionario di Hamas in un’intervista alla Afp. “In base all’accordo firmato, lo scambio di prigionieri inizierà oggi e non ci sono nuovi sviluppi al riguardo”, ha affermato l’alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan.
La prima fase dell’accordo su Gaza sembrerebbe per ora procedere senza intoppi. Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e il parziale ritiro delle Forze di difesa israeliane (Idf), ha avuto inizio il trasferimento dei detenuti palestinesi con lunghe condanne da scambiare con i 48 ostaggi, che dovrebbero essere rilasciati oggi. In tempo per l’arrivo in Israele di Donald Trump e per la firma ufficiale dell’intesa in Egitto.
Nel frattempo, sono arrivati in Israele i duecento militari Usa che dovranno monitorare la tregua, anche se non verranno schierati nella Striscia, ha chiarito il capo di Centcom.
Le autorità israeliane, a tregua in vigore, hanno radunato in due prigioni i circa 250 “detenuti per la sicurezza”, inclusi gli ergastolani, che saranno parte dello scambio. Un gruppo, trasferito nel penitenziario di Ketziot, sarà rilasciato a Gaza attraverso Rafah.
Un altro, che andrà in Cisgiordania, si trova nella struttura di Ofer. Nel frattempo, mentre andiamo in stampa, anche Hamas sta radunando gli ostaggi. Secondo una fonte della Cnn, i rapiti israeliani – di cui una ventina ritenuti ancora vivi – dovrebbero essere consegnati in diverse località con una tempistica non ancora definita. Il termine di 72 ore fissato nell’accordo è oggi a mezzogiorno (ora locale), ma lo scambio potrebbe avvenire anche prima.
Nello Stato ebraico c’è un’atmosfera di attesa e sospensione, complice anche lo shabbat, in vista del ritorno a casa dei rapiti. A Gerusalemme tante famiglie sono accampate davanti alla Knesset e alla residenza di Benjamin Netanyahu. Nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv anche l’inviato Usa, Steve Witkoff, accompagnato da Jared Kushner, in visita poi a una base israeliana a Gaza per fare il punto sulla task force multinazionale che dovrà monitorare la tregua.
Una volta concluso lo scambio dei prigionieri, si potrà passare alla seconda fase dell’accordo di pace, che tuttavia sarà molto più complicata da attuare. Lo ha fatto intendere Hamas a proposito di uno dei punti più controversi del piano, ossia il suo disarmo. “È fuori questione, non è negoziabile”, ha fatto sapere una fonte anonima del movimento.
Secondo quanto emerso da fonti locali, la fazione ha già richiamato 7mila membri delle sue forze di sicurezza per riaffermare il controllo sulle aree di Gaza abbandonate dalle truppe israeliane, nominando cinque nuovi governatori, alcuni dei quali comandavano le brigate del braccio armato.