SHARM EL-SHEIK – Mentre prosegue il trasferimento della popolazione civile di Gaza, con il progressivo aumento dell’afflusso di aiuti umanitari, gli occhi della diplomazia mondiale sono puntati sull’Egitto, su Sharm el-Sheik, ultima sede dei decisivi colloqui tra le due parti che hanno portato all’accordo sul cessate il fuoco, raggiunto sulla base del Piano di pace in 21 punti proposto dal presidente americano Donald Trump.

Ed è proprio sul capo della Casa Bianca che si concentreranno i riflettori, per il ruolo giocato in questa complicatissima partita, alla luce di un successo personale che, se verrà confermato dai fatti, costituirà probabilmente il fiore all’occhiello della sua seconda presidenza.

La cerimonia per la firma dell’accordo tra Israele e Hamas, prevista per oggi, sarà copresieduta dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, oltre a Trump.

La conferma arriva dai media del Cairo, secondo i quali sono stati ufficialmente invitati anche i leader di Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Spagna, Iran, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Indonesia, Giappone, Azerbaijan, Armenia, Ungheria, India, El Salvador, Cipro, Grecia, Bahrain, Kuwait e Canada. In rappresentanza di Roma, parteciperà Giorgia Meloni.

Il vertice è stato al centro di un colloquio telefonico preparatorio tra il ministro degli Esteri del Cairo, Badr Abdel Aty, e l’omologo Usa, Marco Rubio.

Per ora, non sarebbe prevista la partecipazione di Benjamin Netanyahu e di esponenti di Hamas, ma solo i negoziatori. Prima di volare verso la nota località turistica sul Mar Rosso, il tycoon terrà anche una visita in Israele, in seguito al rilascio degli ostaggi, per parlare davanti al Parlamento israeliano, la Knesset.

Uno sfoggio di gloria, quello che Trump si appresta a fare in Medio Oriente, proprio la dose giusta di vanto per alimentare l’ego del presidente. Intanto, è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2025.

E Trump – che non aveva fatto mistero di ambire a ottenerlo – è rimasto deluso: a vincerlo è stata Maria Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana, che nel commentare la notizia ha detto di dedicarlo al presidente Usa. Il quale ha scherzato con i cronisti nello Studio Ovale, già pensando al Nobel del 2026.