BRUXELLES – Martedì scorso, durante il check-up annuale sullo stato di avanzamento del processo di adesione dei Paesi candidati, la Commissione europea si è espressa in modo ampiamente positivo per Moldavia, Ucraina, Albania e Montenegro, mentre ci sono dubbi per Serbia e Georgia.
I progressi compiuti dal primo gruppo di Paesi, indicano come plausibile l’obiettivo di concludere i negoziati di adesione entro il 2028, un traguardo ambizioso che richiederà un’accelerazione delle riforme, in particolare sullo Stato di diritto e sul funzionamento delle istituzioni democratiche.
“La Moldavia, l’Albania, il Montenegro e l’Ucraina hanno compiuto progressi significativi nel cammino verso l’Ue”, ha dichiarato Marta Kos, Commissaria per l’Allargamento alla commissione Affari esteri del Parlamento europeo. Nella relazione annuale sull’allargamento, Bruxelles ha confermato che l’espansione dell’Unione “è nel nostro interesse”, come sottolineato anche dal capo della politica estera Kaja Kallas.
La Commissione europea prevede che l’Ucraina possa aprire entro l’anno tutti i cluster negoziali previsti, dopo aver già soddisfatto le condizioni per tre gruppi chiave: fondamenti, relazioni esterne e mercato interno. “Il governo ucraino ha manifestato l’intenzione di concludere in via provvisoria i negoziati di adesione entro la fine del 2028”, si legge nella nota della Commissione.
Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo “sarà necessario accelerare il ritmo delle riforme, in particolare sullo Stato di diritto”. Parallelamente, la Moldavia ha completato con successo il processo di screening e punta a concludere i negoziati nello stesso arco temporale. “Di fronte alle continue minacce ibride e ai tentativi di destabilizzazione, la Moldavia ha compiuto notevoli progressi”, rileva Bruxelles, ricordando il forte sostegno parlamentare al percorso europeo dopo le elezioni di settembre.
La presidente moldava Maia Sandu, a Bruxelles per incontrare il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, ha ribadito l’impegno del suo Paese a proseguire le riforme, in particolare nei settori giudiziario ed energetico.
“Non consumiamo più gas russo, ad eccezione della regione della Transnistria”, ha affermato, annunciando la prossima attivazione di un collegamento elettrico diretto con la Romania. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto con favore la valutazione positiva della Commissione, sottolineando la determinazione del suo Paese a proseguire nel cammino europeo.
“L’Ucraina non può essere un membro dell’Ue di serie B”, ha dichiarato intervenendo al forum di Euronews sull’allargamento. “Deve essere un membro a pieno titolo, con gli stessi diritti degli altri al tavolo. Non puoi essere un mezzo membro dell’Ue”. Zelensky ha inoltre invitato gli Stati membri, e in particolare l’Ungheria, a non ostacolare il processo: “Ci piacerebbe davvero che il primo ministro ungherese ci sostenesse, o almeno che non ci bloccasse”.
Il premier ungherese Viktor Orbán ha respinto le accuse, ribadendo la sovranità del proprio Paese nel porre o meno il veto sull’adesione di Kiev. “L’Ungheria non sostiene e non sosterrà l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, perché porterebbe la guerra in Europa e sottrarrebbe i soldi degli ungheresi per mandarli in Ucraina”, ha affermato su X. Sul fronte finanziario, il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis ha annunciato che il piano di prestiti legati agli asset russi immobilizzati potrà partire “all’inizio del secondo trimestre del prossimo anno”.
L’obiettivo è sostenere l’Ucraina con un meccanismo di “prestito di riparazione”, basato sugli interessi maturati dai beni russi congelati. “Non implica la confisca degli asset russi”, ha precisato Dombrovskis, sottolineando che la soluzione “non ha avuto impatti sulla stabilità finanziaria o sul ruolo internazionale dell’euro”.
Intanto, l’Ue ha approvato una nuova tranche di finanziamenti da oltre 1,8 miliardi di euro per Kiev nell’ambito dello Strumento europeo per l’Ucraina. Le risorse sono destinate a rafforzare la stabilità macrofinanziaria e il funzionamento della pubblica amministrazione ucraina. Lo strumento, entrato in vigore nel marzo 2024, prevede fino a 50 miliardi di euro tra sovvenzioni e prestiti fino al 2027, di cui 32 destinati a sostenere riforme e investimenti previsti dal Piano per l’Ucraina.
Con il conflitto ancora in corso e la sfida delle riforme interne, l’Ucraina guarda all’Europa come al proprio futuro politico e strategico. “Continueremo a lavorare insieme per rafforzare l’Europa e i nostri valori comuni”, ha assicurato Zelensky, convinto che “unità e forza siano fondamentali per garantire sicurezza, benessere e pace a tutti i popoli europei”.