Tra le navate illuminate della chiesa di San Francesco d’Assisi a Paddington, la voce di Antonella Beconi ha risuonato limpida e intensa, restituendo al pubblico le parole del Cantico delle Creature nella loro lingua originale. Ogni verso – “Laudato si’, mi’ Signore” – sembrava vibrare nelle arcate gotiche come un respiro antico, capace ancora oggi di unire fede, poesia e umanità.
L’occasione era speciale: l’800esimo anniversario del celebre inno di San Francesco d’Assisi e la XXV Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, dedicata al tema ‘Italofonia: l’italiano oltre i confini’.
A guidare la serata, la presidente della Dante Alighieri Society di Sydney, Concetta Cirigliano Perna, che ha accolto gli ospiti con parole cariche di gratitudine e di senso civile.
“Il Cantico non è solo un capolavoro letterario – ha ricordato –, ma un invito a riscoprire il legame tra la lingua, la natura e la pace. La lingua italiana nasce da qui: da un atto di amore, di riconciliazione, di ascolto del mondo che ci circonda”.
Con il suo tono appassionato e misurato, Perna ha tracciato un continuum tra l’eredità francescana e la missione culturale della Dante Alighieri Society: preservare e diffondere l’italiano come lingua viva, inclusiva, capace di unire generazioni e continenti.
“Ogni volta che celebriamo la nostra lingua, celebriamo anche la nostra identità e la possibilità di dialogo che essa porta con sé”, ha aggiunto.
Il professor Daniel Canaris dell’Università di Sydney ha offerto una riflessione approfondita sul valore letterario e spirituale dell’opera, illustrando come San Francesco, scegliendo di scrivere non in latino ma in volgare umbro, abbia dato inizio alla storia della lingua italiana.
“Il Cantico è il primo atto di democrazia linguistica della nostra cultura – ha spiegato –. È la voce del popolo che diventa poesia, è la poesia che si fa preghiera collettiva”.
Dopo questa introduzione, la vicepresidente Antonella Beconi ha dato voce al testo di San Francesco in un momento di intensa partecipazione. La sua lettura ha riportato il Cantico alla sua origine popolare: un canto di lode universale che non divide ma abbraccia, in cui “il sole, la luna, l’acqua e il fuoco” diventano fratelli e sorelle dell’uomo. La serata si è conclusa con un aperitivo conviviale, tra chiacchiere, sorrisi e un calice di vino condiviso nella sala parrocchiale, un momento che ha restituito lo spirito autentico di Francesco: la gioia semplice dello stare insieme.
Sotto le volte della chiesa, le ultime note del coro di San Francesco si sono dissolte dolcemente, lasciando nell’aria la sensazione che quelle antiche parole, nate otto secoli fa, continuino a parlare a ognuno di noi, nella lingua senza tempo della gratitudine.