Straordinarie le sinergie che uniscono i popoli italiani, sia nei confini nazionali sia oltreoceano, che sorvegliano e proteggono le proprie lingue, tutte custodi di storia e cultura. Ma perché parlare di ‘popoli’ e ‘lingue’ al plurale? Come vedremo di seguito, ogni Regione italiana infatti custodisce lingue (erroneamente chiamate spesso dialetti) che vanno assolutamente protette come testimonianza dell’evoluzione di un vero e proprio puzzle di culture che risiedono nella Penisola italiana, che oggi presentano ancora rimanescenze e residui delle influenze dei Paesi mediterranei, di quelli balcani o di quelli centro-europei.

E proprio in questa settimana, la lingua veneta la fa da protagonista, con una serie di incontri-eventi interessantissimi, anche per i non-veneti, tra i quali spicca il “Dante in Veneto”. Un evento tenutosi martedì sera presso la sede del Co.As.It. a Carlton, grazie alla Società Dante Alighieri di Melbourne, che continua a far riscoprire il potere delle parole lasciateci dal Sommo Poeta, e alla collaborazione con l’Associazione delle Federazioni Venete del Victoria, la Regione Veneto e la cooperazione dell’Academia de ła Bona Creansa, che si occupa dello studio, della ricerca, dell’insegnamento, della promozione e del progresso della lingua veneta e della cultura veneta. 

“Dante in Veneto” si è dimostrata un’occasione unica per ascoltare il primo Canto dell’Inferno della Divina Commedia in lingua veneta, oltre che per scoprire la storia del territorio e delle città dove Dante ha trovato rifugio in seguito all’esilio da Firenze. 

A presentare l’ospite e relatore di quest’evento, Dominic Barbaro e Paolo Baracchi, rispettivamente presidente e vicepresidente della Società Dante Alighieri di Melbourne. Dopo le loro parole di stima, il relatore, prof. Alessandro Mocellin, è passato al microfono, dimostrando subito la grande capacità di intrattenere il pubblico, e, allo stesso tempo, sapendo donare tanta storia, cultura e altrettante curiosità sulla relazione del Sommo Poeta con il Veneto: “Dante è incredibilmente connesso con la Regione Veneta, o meglio con Venetia”, esordisce Mocellin, che chiarisce il dubbio appena apparso sui volti dei presenti scaturito dal nominativo che Mocellin ha attribuito a quello che tutti noi conosciamo oggi come Veneto. Infatti, spiega il relatore con l’aiuto di una dettagliatissima mappa, la parola Venetia non si riferiva all’attuale città di Venezia, ma al territorio delle attuali Regioni del Veneto e del Friuli, mentre proprio la famosa città turistica era conosciuta come Rialto, così come i veneti e friuliani erano chiamati Venetiani. 

Alessandro Mocellin intrattiene i presenti con tanti cenni storici della nascita di un popolo così antico - del quale si sono recuperati reperti storici risalenti anche a ben 3200 anni fa -, per poi ritornare al protagonista della serata, Dante Alighieri: “Quando il Sommo Poeta era in vita, l’Italia era frammentata in tanti piccoli Stati, cosa che portava Dante a credere che i popoli italiani non avrebbero potuto sopravvivere a lungo senza una monarchia che li avrebbe unificati”. “In questo contesto – continua –, Dante, appena mandato in esilio da Firenze, si trasferisce nel territorio veneto. Sappiamo con certezza che ha quindi vissuto a Verona, Venezia, Padova, Treviso e forse anche a Vicenza”. Venetia, che quindi ospitò l’esule che era alle prese con la stesura dei Canti del Paradiso della Divina Commedia: “Dante voleva lasciare al mondo qualcosa che potesse donare conoscenza, filosofia e magari anche salvare vite, utlizzando le sue esperienze personali e le conoscenze teologiche. Inoltre, decise di non utilizzare la lingua latina, così da poter essere letto dal popolo - fattore che lo rese popolare anche in Veneto -. Dante descrive la Regione che lo ospita durante l’esilio, senza utilizzare nomi esatti di città, ma con vari accenni ed espressioni, tra cui una ben precisa nel Canto nono del Paradiso: (...) quella parte della malvagia terra d’Italia che è compresa fra Rialto - appunto, il nome antico di Venezia, ndr - e le sorgenti di Brenta e Piave (...)”, ha rivelato Mocellin poco prima di avviarsi alla lettura del Primo Canto dell’Inferno in lingua veneta, la quale si dimostra facilmente recepibile per i Venetiani e non. 

Gli appuntamenti con la lingua veneta sono proseguiti nella giornata di giovedì, 12 settembre, questa volta con un evento dedicato alla scoperta delle caratteristiche, della storia e della presenza globale di questa lingua ospitato, ancora una volta, dal Co.As.It. e da quest’ultimo organizzato, avvalendosi della collaborazione della Federazione delle Associazioni Venete del Victoria. Si ricorda, infatti, che gli appuntamenti che hanno avuto luogo nel corso della scorsa settimana hanno fatto parte de “La nostra lingua”, un ambizioso progetto realizzato dalla Federazione in collaborazione con l’Academia de ła Bona Creansa – di cui il prof. Mocellin ne è presidente e docente - e supportato dalla Regione del Veneto.

Un’aula tutta piena e attenzione all’apice per l’intervento del professore Alessandro Mocellin che, ripercorrendo la storia dell’evoluzione della lingua veneta e della sua importanza a livello globale, con radici che affondano nel IV secolo a.C., ha spiegato perché il veneto dovrebbe essere considerata una vera e propria lingua e non di un dialetto. L’importanza che ha acquisito nel tempo lo si deve anche alla geografia, che secondo il professore Mocellin è ciò che “contribuisce per la maggior parte nell’evoluzione degli eventi e della storia”. Quella che oggi è conosciuta sulla cartina come la città di Venezia, infatti, in antichità era uno dei principali sbocchi per il commercio marittimo dell’Adriatico, attraverso cui la merce poteva essere trasportata anche in Germania e raggiungere l’Europa centrale. Un fattore, questo, che ha certamente impattato sull’importanza della lingua veneta, del popolo veneto e di Venezia in generale.

Il tema è stato affrontato, il giorno successivo, al Club Savoy di Myrtleford, attraverso una presentazione interattiva e una mostra, mentre il progetto de “La nostra lingua” si è concluso lo scorso sabato, 14 settembre, proprio al Veneto Club, ricongiungendo tutti i punti del cerchio proprio in quella che viene considerata “la casa dei veneti di Melbourne”.