BUDAPEST - Il Parlamento ungherese ha approvato la proposta del governo di Viktor Orban di avviare il ritiro del Paese dalla Corte penale internazionale (Cpi), decisione annunciata a inizio aprile, durante la visita a Budapest del premier israeliano Benjamin Netanyahu, attualmente oggetto di un mandato di arresto internazionale.  

Il ministro degli Esteri Peter Szijjártó ha giustificato la scelta definendo la Cpi “un’istituzione politicizzata”, che avrebbe perso imparzialità e credibilità. La decisione, che non avrà effetto immediato - il recesso diventerà ufficiale solo dopo un anno dalla notifica formale - non libera comunque l’Ungheria dagli obblighi assunti durante la sua adesione allo Statuto di Roma, base legale della Corte.  

“Scelta di giustizia e libertà, di sovranità e coraggio”, commenta su X il leader della Lega, Matteo Salvini. Da parte sua il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato che Salvini ha “la sua opinione. Io ho un’opinione differente”, spiega, affermando che l’Italia “deve rimanere” nell’organo. A ogni modo, “l’opinione dell’Ungheria è legittima”, aggiunge, ricordando che “la decisione è libera” e l’adesione alla Cpi “non si deve obbligare a nessuno”.  

Dopo le parole “da parte di un vicepremier italiano, la premier Meloni e il ministro degli Esteri Tajani dovrebbero far sapere al Paese se è la posizione del governo e se anche l’Italia seguirà Budapest revocando l’adesione alla Cpi”, chiede il segretario di +Europa, Riccardo Magi. 

Secondo Pier Ferdinando Casini, “Salvini non sta facendo un’azione utile in termini di consensi per la Lega e sé stesso”.