CARACAS - I partiti dell’opposizione venezuelana hanno denunciato nelle ultime ore una nuova raffica di arresti di politici e militanti da parte di agenti governativi. 

Primo a finire in manette la scorsa notte è stato il sindaco di Maracaibo Rafael Ramírez Colina prelevato, secondo le ricostruzioni, insieme al suo assessore alla sicurezza cittadina David Barroso e a due agenti della scorta a Villa Carmen, struttura storica parte del patrimonio culturale della città. 

Poche ore dopo il partito Vente Venezuela ha denunciato l’arresto del coordinatore politico nel comune di Anaco, stato di Anzoátegui, Julio Itriago, detenuto da “organi repressivi del regime”, riferisce sui social network il Comitato per i diritti umani del partito. “Chiediamo la fine delle persecuzioni e l’immediata liberazione di Julio, fare politica non è un reato”, si legge nella nota. 

Secondo Vente Venezuela sono almeno 151 i politici e attivisti dell’opposizione detenuti prima e dopo le contestate elezioni presidenziali del 28 luglio. In maggioranza si tratta di collaboratori della leader conservatrice Maria Corina Machado e dell’ex candidato per la Piattaforma unitaria democratica (Pud) Edmundo González Urrutia, attualmente esiliato in Spagna. 

La leader dell’opposizione venezuelana María Corina Machado ha assicurato che non ha intenzione di lasciare il Paese, dopo che sabato il presidente Nicolás Maduro aveva affermato, senza prove, che l’ex deputata “sta preparando le valigie” per lasciare il territorio venezuelano. 

“Rimaniamo qui davanti al popolo venezuelano, vicini, nonostante le circostanze”, ha detto lunedì durante una conferenza virtuale con l’Associazione della stampa estera del Venezuela. 

A due mesi dalle controverse elezioni, Nicolás Maduro critica la partenza di Edmundo González, ma Machado assicura che Edmundo González Urrutia “presterà giuramento il 10 gennaio”. Dopo aver denunciato di essere stato costretto dalle autorità venezuelane, González Urrutia si è recato all’inizio del mese in Spagna, dove ha ricevuto asilo e da dove ha insistito sul fatto che difenderà quella che per l’opposizione è stata la sua vittoria alle ultime elezioni, contrariamente agli annunci che davano il trionfo a Maduro, pur senza pubblicare i risultati per centro e seggio elettorale. 

Mentre gli alleati di Maduro, come Bolivia, Cuba, Nicaragua e Honduras, hanno riconosciuto la sua vittoria nelle elezioni del 28 luglio, Paesi come Spagna, Brasile e Colombia hanno insistito affinché le autorità presentino i risultati nel dettaglio. Altri governi, come gli Stati Uniti e l’Argentina, nonché il Parlamento europeo, considerano González Urrutia il vincitore delle elezioni, sulla base di oltre l’80% dei conteggi che l’opposizione ha pubblicato su internet.