A riempire le pagine della cronaca politica degli ultimi giorni il solito, ricorrente, argomento della ‘salute’ economica del Paese e le tante, doverose, domande sulla posizione del governo rispetto all’ennesimo scandalo che sta coinvolgendo una delle più importanti banche del Paese (articolo a pagina 14).

Oggi iniziano le ultime due settimane di lavori parlamentari prima della pausa estiva e, in attesa che della ‘salute’ del Paese vengano resi noti i numeri relativi al trimestre luglio/settembre la cui pubblicazione è prevista per la prossima settimana, Scott Morrison si avvia verso le festività natalizie ripetendo a più riprese il ‘mantra’ del niente panico. Sia lui che il suo tesoriere Josh Frydenberg infatti si sono spesi molto in questi giorni per ribadire la solidità delle proposte economiche della Coalizione.

Nel corso di un’intervista televisiva all’interno del programma Insiders dell’ABC, il tesoriere Josh Frydenberg ha difeso con grande vigore la gestione economica del proprio governo, ribadendo che la scelta di investire quasi quattro miliardi in progetti di sviluppo delle infrastrutture del Paese non significhi affatto che lo stato dell’economia sia in pericolo, com’è stato sottolineato dall’opposizione laburista.

Opposizione che, così come la Reserve Bank dopo i continui tagli ai tassi di interesse, aveva da tempo chiesto al governo un segnale in termini di investimenti che potessero garantire una qualche spinta al rallentamento dell’economia. Il segnale c’è stato, seppur, come fanno notare in molti, non particolarmente significativo in termini di numeri e i relativi commenti del primo ministro e dei suoi uomini sono stati, come detto, improntati all’ottimismo. I quattro miliardi, quindi, non sono un’ammissione di debolezza economica ma, nelle parole di Scott Morrison, “un investimento fatto oggi perché si possano ottenere benefici nel futuro”.

“L’economia continua a crescere - ha ribadito Frydenberg intervistato da Fran Kelly - riteniamo che gli investimenti nelle infrastrutture siano un percorso verso una crescita più elevata, verso più posti di lavoro e per rafforzare la capacità produttiva del nostro paese”.

Replicando, con toni che hanno riportato alla mente la superata fase di campagna elettorale, alla consueta, e forse non così distante dalla realtà, osservazione di un’economia stagnante, il tesoriere ha snocciolato qualche dato: “Quando ci siamo insediati al governo la disoccupazione era del 5,7 per cento. Oggi siamo al 5,3 per cento. Abbiamo un numero record di australiani occupati. Abbiamo ottenuto la più bassa dipendenza dal welfare in 30 anni. Abbiamo approvato il più importante pacchetto normativo di riduzione fiscale in oltre 20 anni. Siamo in pareggio di bilancio e arriveremo al surplus”.

Frydenberg ha poi confermato, in tema di fisco, che la seconda fase di riforma sarà valutata proprio dopo che la trimestrale di settembre verrà resa nota.

Il vice leader dei liberali non ha eluso affatto la questione Westpac, anzi ha ipotizzato che i vertici dell’istituto bancario coinvolti nello scandalo emerso la scorsa settimana possano essere squalificati dalla competente autorità APRA e che vengano inflitte pesanti sanzioni finanziarie, sottolineando la mancanza di “fiducia” da parte di cittadini nei confronti delle principali istituzioni finanziarie.

Il tesoriere ha ribadito la gravità della vicenda, sia legata alla particolare natura dei fatti evidenziati che al volume considerevole degli stessi, in palese violazione delle norme antiriciclaggio e antiterrorismo.

Frydenberg ha confermato di aver parlato con l’amministratore delegato di Westpac, Brian Hartzer, e con il presidente di Westpac, Lindsay Maxsted, affermando di avere “posto in maniera molto chiara la gravità della vicenda”.

“Esiste una chaira mancanza di fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle principali istituzioni finanziarie dopo quanto rivelato dalla commissione d’inchiesta e ora anche questo ulteriore caso. Westpac ha un consiglio di amministrazione il 12 dicembre e - ha ribadito Frydenberg - non ho dubbi che ci saranno importanti discussioni tra adesso e quella data”. Pur non dichiarando esplicitamente nulla in merito alla possibilità che i vertici di Westpac possano perdere il proprio posto, essendo questa una decisione che spetta agli azionisti, ha comunque osservato che “stante la serietà della questione, ci deve essere una qualche assunzione di responsabilità. L’Austrac (l’agenzia di intelligence finanziaria, ndr.) è stata molto critica nella sua relazione e adesso anche l’APRA sta indagando.

L’ipotesi che ha avanzato Josh Frydenberg è che dall’autorità possano partire richieste di multe milionarie nei confronti dell’istituto bancario, “fino a 500 milioni di dollari”, perché in questo paese ogni istituzione finanziaria dovrebbe “rispettare la legge”.

Intanto, proprio mentre chiudiamo questa edizione, dalla Westpac è stato emesso un comunicato stampa nel quale, ammettendo di “non essere riusciti  a rispettare norme interne e generali” si conferma di avere avviato un’indagine interna per comprendere le responsabilità di quanto accaduto e si elencano i primi passi intrapresi per aumentare “il nostro standard in particolare sui processi dell’antiriciclaggio e di tutela contro i reati finanziari”.

Inoltre, il consiglio di amministrazione ha dichiarato di avere deciso di congelare la corresponsione della parte variabile dello stipendio dell’intero team esecutivo e di alcuni membri della direzione generale in attesa che venga svolta l’indagine interna. “Riconosciamo la gravità dei fatti e per questo motivo nomineremo un esperto esterno che possa garantire indipendenza all’intero processo di valutazione”, si legge nel comunicato.