È stato un sabato di protesta in tutte le principali città australiane. Da Melbourne a Darwin, passando per Sydney, Adelaide, Perth e Canberra, migliaia di persone sono scese in strada per manifestare la loro rabbia per gli abusi contro bambini e ragazzi, gran parte dei quali aborigeni, detenuti nelle carceri minorili del Territorio del Nord.

I maltrattamenti erano noti da anni alle autorità giudiziarie, ai politici e ai media. Ma è stata l’inchiesta di Four Corners di lunedì scorso ad aver avuto l’effetto di una sveglia. Le immagini del programma della ABC, che hanno mostrato all’Australia intera, in prima serata, minorenni indigeni rinchiusi in isolamento nelle loro celle per settimane, puniti con gas lacrimogeni, afferrati al collo, gettati a terra con violenza, legati ed incappucciati ad una sedia come i prigionieri di Abu Ghraib, non potevano essere ignorate.

Già l’indomani Malcolm Turnbull annunciava una Commissione reale d’inchiesta. Una mossa allo stesso tempo elogiata e criticata per la sua tempestività. L’opposizione ha criticato il primo ministro per non aver adeguatamente consultato i leader aborigeni del Territorio del Nord (altro articolo a pag. 15), con Bill Shorten che, dal Garma Festival di Darwin dove si trovava questo fine settimana, ha lanciato molteplici appelli affinché Turnbull affianchi al commissario messo a capo dell’inchiesta, Brian Ross Martin, due co-commissari indigeni.

Preoccupazione per la mancata consultazione della comunità aborigena da parte del primo ministro è stata espressa ieri anche dal leader indigeno Patrick Dodson, che ha sottolineato che è “imperativo” che ci sia la partecipazione aborigena nella Commissione reale d’inchiesta e soprattutto che i commissari vadano a scavare su quali siano i motivi di fondo dietro a tassi di incarcerazione così massicci dei giovani aborigeni. Tassi che, ha sottolineato Bill Shorten dal Garma Festival, sono più che raddoppiati dalla Commissione reale sulle morti aborigene in carcere di 25 anni fa, di cui pochissime delle oltre 200 raccomandazioni finali sono state effettivamente applicate.

Il “padre della riconciliazione” si è detto preoccupato anche per la nomina di Martin, giudice supremo della Corte suprema del NT dal 2004 al 2010 che, si teme, possa aver insabbiato le passate denunce di abusi all’interno delle carceri minorili del Territorio.

D’altra parte, sono diversi i leader politici finiti al centro di forti polemiche per l’ambiguità del loro comportamento in risposta alle immagini scioccanti mostrate da Four Corners. In primo luogo, il ministro capo del Territorio del Nord Adam Giles, di cui l’opposizione statale ha chiesto a gran voce le dimissioni dopo l’ammissione da parte di quest’ultimo di aver visto in precedenza alcune delle immagini di minori maltrattati ma di non aver dato loro peso fino a che, la settimana scorsa, la trasmissione della ABC non le ha rese un caso nazionale.

Il governo Giles ha ora messo al bando l’uso di cappucci e sedie di contenzione, entrambi legalizzati proprio quest’anno dalla stessa amministrazione, il cui uso veniva difeso ancora lo scorso weekend dal deputato del Country Liberal Party (lo stesso di Giles) Nathan Barrett come mezzi per “impedire ai ragazzi di fare male a se stessi e agli altri”.

Adam Giles è stato ‘scaricato’ anche dal ministro federale per gli Affari indigeni, Nigel Scullion, che aveva affermato in precedenza che le immagini dei maltrattamenti non avevano “stimolato il suo interesse”.

“Mi dispiace – ha detto Scullion scusandosi durante il Garma Festival –  di essermi fidato di chi mi ha detto che il Ministro del Territorio del Nord si stesse occupando di queste questioni già sollevate in precedenza. Chiaramente devo essere meglio informato, soprattutto considerando che gran parte dei giovani detenuti nel Territorio del Nord sono indigeni”.

Affermazioni che possono essere lette come un tentativo da parte del governo federale di prendere le distanze da certi elementi del partito liberale locale compromessi dallo scandolo, in vista delle imminenti elezioni nel Territorio il prossimo 28 agosto. Una motivazione politica a cui si potrebbe attribuire anche la 'fretta' di Turnbull di avviare la Commissione reale d'inchiesta per dimostrare la sua abilità nel farsi rapidamente carico della vicenda.

Sabato, anche le Nazioni Unite sono intervenute condannando l'Australia. L’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Ra’ad Hussein che ha dichiarato che i maltrattamenti contro i minori detenuti a Don Dale riportati nell’inchiesta di Four Corners potrebbero rappresentare una violazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e la Convenzione contro la tortura di cui l’Australia è firmataria.