Tre quarti delle famiglie australiane trarrebbero beneficio da un’abolizione del ‘negative gearing’, le agevolazioni fiscali concesse agli investitori del mattone quando il costo di gestire un investimento immobiliare è maggiore del reddito che si riceve da esso. A dirlo è uno studio della Melbourne University presentato il mese scorso alla Reserve Bank ma reso pubblico venerdì scorso.
Secondo gli economisti dell’università di Melbourne, se le agevolazioni venissero tagliate, le famiglie australiane che riuscirebbero ad avere una casa di proprietà salirebbero al 72,2%, ovvero il livello più alto dal 1991, contro il 66,7% attuale, che è il più basso dalla metà degli anni ‘50. I prezzi degli immobili calerebbero inoltre dell’1,2%, mentre gli affitti subirebbero aumenti “solo marginali” che verrebbe comunque bilanciati da maggiori investimenti del governo nel welfare coperti da maggiori entrate fiscali.
Lo studio, curato dai ricercatori della facoltà di economia dell’ateneo, Yunho Cho, Shuyun May Li e Lawrence Uren, ha scoperto che cestinare il ‘negative gearing’ porterebbe a un aumento dei fondi destinati alla previdenza sociale pari all’1,5% del Pil.
La pubblicazione della ricerca ha fatto seguito a una settimana di intenso dibattito politico sul ‘negative gearing’ scatenato dalle rivelazioni della ABC sulla campagna allarmistica che il primo ministro Malcolm Turnbull e il ministro del Tesoro Scott Morrison avrebbero condotto prima delle elezioni federali del 2016 contro le proposte laburiste per contrastare il caro-casa. Quest’ultime prevedevano di limitare il ‘negative gearing’ alle case di nuova costruzione e di dimezzare gli sconti sull’imposta sulle plusvalenze. Proposte che, a detta di Turnbull e Morrison, avrebbero colpito il mercato immobiliare con “una motosega, un martello pneumatico, un’ascia”, provocando “l’improvviso arresto dell’intera economia australiana”. Il primo ministro aveva parlato della proposta dell’opposizione in termini di una “tassa sulla casa” che avrebbe “svalutato ogni casa e ogni proprietà in Australia”.
Già all’epoca era facile sostenere che tale affermazione mancasse di rigore, ma ora, grazie agli studi recentemente effettuati, lo sappiamo per certo, e, grazie alle rivelazioni della stampa, sappiamo anche che lo stesso Turnbull ne era consapevole già da allora.
Infatti, come si evince dalla documentazione ottenuta dalla ABC grazie alla normativa sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act) dopo due anni di battaglie, durante la campagna elettorale del 2016, il Tesoro aveva informato Turnbull e Morrison che le limitazioni al ‘negative gearing’ e la riduzione dell’imposta sulle plusvalenze avrebbero probabilmente avuto un impatto “ridotto” sui prezzi delle case, causando una “relativamente modesta spinta al ribasso” del prezzo degli immobili. Il primo ministro e il ministro del Tesoro avevano però ignorato tale parere, continuando a scagliarsi contro le proposte laburiste.
Dopo le rivelazioni dell’ABC, giovedì i giornali del gruppo Fairfax hanno scritto che, nel 2016, anche l’attuale premier del New South Wales Gladys Berejiklian, allora ministro statale del Tesoro, avrebbe ignorato i consigli del proprio dipartimento che indicavano come il ‘negative gearing’ stesse causando un rialzo del prezzo degli immobili e richiedevano un’indagine da parte del governo federale per considerare politiche alternative al fine di migliorare le prospettive future degli australiani.
Il ministro ombra del Tesoro, Chris Bowen, ha accusato Berejiklian di essere stata “a guardare in silenzio” mentre il governo Turnbull conduceva una “campagna allarmistica” sulle riforme sulla casa proposte dall’opposizione. Bowen ha accusato gli stessi Turnbull e Morrison di aver “mentito deliberatamente per l’intera campagna elettorale” di due anni fa.
Per risollevarsi dopo questa tegola imbarazzante su un tema che, sempre più probabilmente, diventerà centrale per la campagna elettorale del prossimo anno, ora il governo potrebbe tentare di ignorare il fatto di aver agito contro il parere del Tesoro e sostenere che, proprio in base al parere di quest’ultimo, la proposta laburista si rivela comunque inutile per l’impatto limitato che avrebbe. Per far breccia tra gli elettori meno abbienti, potrebbe cercare inoltre di spostare l’attenzione sulle conseguenze della misura sugli affitti, abbracciando la tesi che, se limitare il ‘negative gearing’ non farà crollare il mercato immobiliare, sicuramente, come già sostenuto da Turnbull nell’aprile del 2016, “farà alzare gli affitti”.
Tuttavia, l’esperienza passata ci dice che non è così. Negli anni ’80, quando il governo Hawke rimosse il ‘negative gearing’, il costo degli affitti rimase lo stesso in tutta l’Australia eccetto a Sydney e a Perth dove però, come si scoprì in seguito, furono fattori locali, come la carenza nell’offerta di alloggi, e non la decisione di eliminare le agevolazioni fiscali per gli investitori a far aumentare gli affitti.
Il dipartimento del Tesoro e gli economisti della Melbourne University sono concordi nell’affermare che i più toccati da un’eventuale abolizione del ‘negative gearing’ (una proposta che finora non è mai stata messa sul piatto della bilancia) sarebbero coloro che si trovano nel 20% più ricco della popolazione. Lo studio presentato alla Reserve Bank sostiene che i ‘vincitori’ sarebbero gli affittuari e coloro che vivono nella loro casa di proprietà, mentre i locatori, soprattutto coloro con un reddito alto, ci andrebbero a perdere. Una conferma di quanto già indicato dal Tesoro e dalle stesse statistiche sulle entrate fiscali, secondo cui il ‘negative gearing’ e gli sconti sull’imposta sulle plusvalenze beneficiano praticamente solo i nuclei ad alto reddito.
Il regime australiano di ‘negative gearing’ rappresenta un’anomalia nel gruppo Ocse, dove solo pochissimi altri Paesi, tra cui Nuova Zelanda e Giappone, possiedono sistemi simili all’Australia, che consentono di dedurre le perdite da un investimento immobiliare dalla dichiarazione dei redditi.
Lasciato col fianco scoperto di fronte a questi studi, Turnbull potrebbe ora trovarsi costretto ad ammorbidire la propria posizione in vista delle prossime elezioni. Non troppo, perché la destra del partito non glielo permetterebbe, ma senza poter più ignorare i dati che sono ormai davanti agli occhi di tutti.
Intanto, venerdì, il ministro delle Finanze e vice ministro del Tesoro, Kelly O’Dwyer, ha reso pubblica una proposta di legge per la creazione di un nuovo ente federale, la National Housing Finance and Investment Corporation (NHFIC), che, a partire dal luglio di quest’anno dovrebbe gestire un miliardo di dollari per finanziare la costruzione di infrastrutture abitative, specialmente a basso costo, secondo quanto previsto dal piano del governo per affrontare il caro-casa annunciato nel budget 2017-18.