Gli elettori della Tasmania andranno alle urne il prossimo 3 marzo. Lo ha annunciato il premier Will Hodgman, parlando ieri da New Norfolk. Circondato dai candidati del suo partito, il leader liberale dello Stato ha rivendicato i risultati ottenuti dal suo governo, in particolare nel campo dell’economia e dell’occupazione, con – ha detto – oltre 10mila posti di lavoro creati negli ultimi quattro anni. “Credo che i cittadini della Tasmania abbiano fiducia nella capacità mia e della mia squadra di mantenere le nostre promesse. Abbiamo un progetto forte per il futuro del nostro Stato. Questo sarà un voto cruciale perché, cambiando il governo, cambierà anche la direzione dello stato” ha detto Hodgman.
Il suo obiettivo è quello di mantenere l’attuale maggioranza di 15 seggi.
“Governeremo da soli o non governeremo affatto” ha detto Hodgman ai giornalisti, escludendo nettamente la possibilità di un esecutivo di minoranza. “Siamo l’unica forza politica che crede in un governo di maggioranza e può assicurarlo – ha aggiunto -. Sono stati i laburisti e i verdi, in passato, a formare una coalizione che non ha funzionato per lo Stato”.
Per governare da soli, è necessario vincere almeno 13 dei 25 seggi dell’Assemblea. Tuttavia, secondo i sondaggi, la sfida di sabato 3 marzo sarà un vero e proprio testa a testa con i laburisti ed è probabile che finisca con un parlamento ‘appeso’, ovvero senza una maggioranza.
Con il ritorno alle urne nell’aria da quando Rebecca White aveva assunto la leadership laburista, i partiti erano in clima di campagna elettorale già dalla fine dello scorso anno e adesso premono l’acceleratore.
I temi principali su cui si giocherà il voto sono la sanità, la scuola, il lavoro e il gioco d’azzardo. Quest’ultimo è stato presentato come uno dei cavalli di battaglia dai laburisti che puntano a eliminare le famigerate ‘pokies’ da tutti i pub e i club entro cinque anni, facendo della Tasmania il secondo stato australiano dopo il Western Australia a implementare una misura simile. La proposta è stata accolta dalle proteste del settore, con il manager della Tasmanian Hospitality Association, Steve Old, che ha affermato che il provvedimento porterebbe alla perdita di centinaia di posti di lavoro.
Quello dell’occupazione è da sempre un tasto dolente in Tasmania e sarà una tematica centrale anche in questa tornata elettorale. Nonostante il governo Hodgman abbia sbandierato con entusiamo il calo del tasso di disoccupazione, che si attesta attualmente al 5,9%, il più basso da ottobre 2011, e inferiore a quelli di Queensland, Western Australia e South Australia, il tasso di partecipazione in Tasmania continua a rimanere il più basso d’Australia al 60,9%, accompagnato da una diminuzione del numero di lavori a tempo pieno e da un alto tasso di disoccupazione giovanile.
A preoccupare sono anche gli scarsi risultati scolastici degli studenti dell’isola, una situazione che i liberali, che hanno messo l’istruzione al centro della loro campagna elettorale, intendono migliorare. I risultati della Tasmania sono infatti i più insoddisfacenti del Paese (dopo il Northern Territory, che ha una situazione a se stante per via della più alta percentuale di popolazione indigena) in tutte le categorie del test Naplan per l’Anno 9, tranne in matematica dove il South Australia fa peggio.
Il dibattito si prospetta acceso soprattutto per quanto riguarda il settore della sanità pubblica, come sottolineato dal primo tweet di Rebecca White subito dopo l’annuncio di nuove elezioni: “Vinciamo e diamo ai cittadini della Tasmania un governo di cui essere fieri, che dà priorità a sistemare il sistema sanitario e mette al primo posto la gente”.
Con soli quattro grandi ospedali, la sanità della Tasmania si è trovata più volte al collasso. Ad ottobre 2016, la mancanza di posti letto nell’ospedale principale dell’isola, il Royal Hobart Hospital, aveva fatto scattare l’allerta rossa, con il sindacato degli infermieri che denunciava le condizioni di sovraffollamento in cui i lavoratori si trovavano a lavorare a causa della chiusura di diversi reparti per via dei tagli alla sanità nel bilancio statale. Il ministro della Salute statale Michael Ferguson, però, aveva spiegato che lo stato d’allerta era stato una “strategia deliberata” per far sì che tutte le risorse dell’ospedale venissero dispiegate. Allora Ferguson aveva sottolineato come il governo liberale avesse investito la “cifra record di 6,4 milioni di dollari nella sanità, con l’assunzione di oltre 120 infermieri, la creazione di più posti letto negli ospedali e le liste di attesa più brevi di sempre”. A un anno di distanza, la scorsa primavera, una serie di ‘storie dell’orrore’ veniva presentata davanti a una commissione di inchiesta dalla Camera alta dello Stato sui servizi sanitari di emergenza: un caso di suicidio nel pronto soccorso del Royal Hobart Hospital (dove nel 2016 si erano persi 10 posti letto nel reparto di salute mentale); abuso sessuale su una giovane paziente; un giovane paziente picchiato; una donna con una gravidanza extrauterina rianimata in un corridoio e almeno una morte provocata dalla mancanza di posti letto.
A cinque settimane dal voto, i sondaggi mostrano che sarà una sfida serrata, con il sostegno ai liberale che sarebbe sceso dal 51% delle elezioni del 2014 al 34-41% di oggi, mentre i laburisti avrebbero recuperato terreno e si attesterebbero anche loro intorno al 34%. I verdi si mantengono intorno tra il 13 e il 17% e per la prima volta il Jacqui Lambie Network presenterà i propri candidati in diversi seggi.
Il premier Will Hodgman sottolinea che “il bilancio è tornato in pari, le liste d’attesa degli ospedali sono più corte e i nostri figli hanno risultati migliori a scuola” e assicura “i giorni migliori devono ancora venire”, chiedendo agli elettori se “vogliono tornare indietro” con un cambio di governo. Il voto di inizio marzo sarà un test per vedere se e quanto i cittadini della Tasmania sono convinti del lavoro svolto dalla squadra liberale negli ultimi quattro anni, ma anche un voto sullo stesso Hodgman.
I leader di entrambi i principali partiti godono di un’ottima popolarità: White, 35 anni, è giovane, da poco mamma, ed è stata paragonata molte volte al primo ministro neozelandese Jacinda Ardern, un altro volto nuovo tra i laburisti dell’emisfero australe. In un recente sondaggio, aveva perfino superato Hodgman, che è però poi tornato in testa, a riprova che i giochi sono ancora apertissimi. E nel caso (sembra molto probabile) in cui non dovesse esserci una maggioranza, la mancanza di disponibilità da parte dei liberali a stringere alleanze, potrebbe far avverare quanto detto ieri dal premier: “Governeremo da soli o non governeremo affatto”.