BEIRUT - I media di Beirut riferiscono di episodi di tensione in varie regioni del paese sullo sfondo di rinnovate proteste popolari a seguito dei rincari dei beni di prima necessità.
Il sindacato dei panettieri ha fatto sapere nelle ultime ore che se non giungeranno rifornimenti di materie prime dall’estero, acquistate in valuta pesante, entro due settimane i forni smetteranno di produrre pane.
Analogamente, il sindacato dei benzinai aveva ieri avvertito di nuove possibili blocchi alla distribuzione di carburante nei prossimi giorni in vista di un razionamento dei combustibili.
Sul mercato di cambio, un dollaro è scambiato a 33mila lire, un record negativo sorprendente considerando il fatto che la il dollaro veniva scambiato alla fine del 2019 al tasso fisso di 1.500 lire. La lira ha perso più del 95% del suo valore in due anni.
Sabato scorso, inoltre, la compagnia elettrica pubblica libanese (EDL) ha confermato che le sue centrali elettriche hanno cessato di funzionare, accusando per il blackout un gruppo di manifestanti che ha interrotto una linea dell’alta tensione e ha danneggiato un centro di distribuzione EDL nella regione di Aramun. “Ciò ha interrotto la rete elettrica e ha causato un blackout completo in tutto il territorio libanese”, ha aggiunto un portavoce.
La nuova interruzione aumenterà la pressione sui generatori d’elettricità privati, che, con grande difficoltà, riescono ad alleviare la quasi totale mancanza di approvvigionamento energetico da parte dello Stato.
La bolletta della luce di una famiglia libanese che utilizza le reti private supera il salario minimo del Paese, pari a 22 dollari.
Il Libano è in default economico dal marzo 2000. Il sistema bancario libanese è fallito e da allora è stato di fatto imposto il controllo dei capitali in valuta pesante a piccoli e medi risparmiatori. Il tasso di inflazione così come quello di disoccupazione continuano a salire in un contesto di perdurante tensione sociale e politica.