Mai sospiro di sollievo fu più profondo di quello tirato da Malcolm Turnbull dopo l’uscita dei risultati delle elezioni suppletive di New England: sabato, con il 64,6% dei voti (+12,3% rispetto alle precedenti elezioni federali), gli elettori del seggio del New South Wales rurale hanno sancito il ritorno di Barnaby Joyce in sella al partito nazionale e a Canberra, dove proverà a ricucire lo strappo in seno alla Coalizione.

In sua assenza, infatti, alcuni parlamentari nazionali avevano portato avanti un’audace ribellione contro l’altra metà della Coalizione, costringendo il primo ministro a fare marcia indietro sulla Commissione reale d’inchiesta sulle banche a cui si era sempre opposto. Senza contare le sortite del vice premier del New South Wales, il nazionale John Barilaro, che ha chiesto a gran voce le dimissioni di Turnbull prima di Natale, e del deputato nazionale George Christensen che aveva fatto circolare delle indiscrezioni a mezzo stampa circa un suo abbandono della Coalizione se Turnbull fosse rimasto al suo posto.

Dopo la vittoria a New England, Christensen si è scusato per le sue dichiarazioni ai giornalisti Andrew Bolt e Peta Credlin e ha detto che gli è stato “assicurato” che, con il ritorno di Joyce a Canberra, ci sarà un partito nazionale “più determinato e indipendente”. “Una buona notizia”, che lo ha convinto, nonostante tutto, a restare all’interno dei nazionali e del governo.

Intervistato ieri al programma Insiders della Abc, Joyce ha smentito di aver fornito queste informazioni a Christensen e ha sottolineato che il partito nazionale è già ora “determinato” e si batte per la propria agenda (tra le altre cose, l’Inland Rail, la Regional Investment Corporation, il codice di condotta per il settore dello zucchero, la protezione degli interessi commerciali degli allevatori australiani), pur non trovando sempre il sostegno dei liberali. La Coalizione è come “un accordo d’affari”, ha detto Joyce, affermando che i nazionali continueranno a far valere le proprie ragioni “in modo pacato”.

Oggi, quando il parlamento riaprirà per l’ultima settimana di lavori prima della fine dell’anno, il governo Turnbull tornerà ad avere 75  rappresentanti alla Camera bassa. La vittoria dei nazionali nel seggio di New England rappresenta una bella iniezione di fiducia dopo la performance poco soddisfacente nelle elezioni statali del Queensland, ma non è detto che durerà a lungo, soprattutto con la lotta per Bennelong (dove si voterà sabato 16 dicembre) ancora completamente aperta.

Parlando da un pub di Tamworth dopo la vittoria, Joyce si è detto “umilmente compiaciuto” dal sostegno ricevuto dal suo elettorato. L’indomani, Joyce ha enfatizzato il duro lavoro svolto per raggiungere questo risultato contro ben 16 avversari (anche se qualcuno ha sottolineato come nessuno fosse un nome di peso), riconoscendo di aver tratto beneficio dalla decisione dell’indipendente Tony Windsor di non candidarsi e aggiungendo di non dare assolutamente per scontato questo sostegno. Joyce ha detto ai suoi sostenitori di non vedere l’ora di tornare a lavorare a fianco del primo ministro, che lo accompagnava a Tamworth, anche lui in camicia a quadri per l’occasione, e ha spiegato che guidare un Paese è “un po’ più complicato che guidare delle pecore dentro a un cancello”.

Più volte, Joyce ha ribadito la distanza tra il partito laburista e l’Australia rurale (l’ALP si è fermato all’11,4% a New England), con Bill Shorten che non ha nemmeno visitato il seggio in vista del voto. “È ora che i laburisti si ricordino che rappresentano i lavoratori, i colletti blu” ha detto Joyce.

Da parte sua, Turnbull ha parlato di “incredibile vittoria”, la crescita di consensi più netta nella storia delle elezioni suppletive in Australia, e ha letto il trionfo come una “grande dimostrazione della forza della Coalizione”. Quello in New England “è stato un voto per la Coalizione” ha detto ancora ieri il primo ministro, durante un’intervista con Sky News, in cui ha inoltre dichiarato che il suo governo non farà nessun accordo sulle preferenze con One Nation alle prossime elezioni federali, dopo che questa decisione è  andata a svantaggio della Coalizione nelle elezioni in Queensland del mese scorso.

Ma il dubbio è che gli elettori di New England non abbiano affatto espresso un voto per la Coalizione, quanto piuttosto una preferenza personale per Barnaby Joyce. In molti si sono chiesti se la saga della doppia cittadinanza, che ha fatto scattare l’elezione suppletiva, possa perfino averlo aiutato. Nessuno può certo mettere in dubbio la reputazione di ‘ragazzo di campagna’ del leader nazionale, la sua vicinanza a quel tipo di elettorato, e il fatto che si sia ritrovato suo malgrado cittadino neozelandese e per questo sia stato cacciato dal parlamento, per molti ha rappresentato un’assurdità che ha motivato un ulteriore sostegno nei suoi confronti.

Dalle elezioni suppletive della prossima settimana a Bennelong, in un seggio molto più nelle corde del primo ministro, si potrà vedere se veramente la Coalizione ha l’appoggio degli elettori o se deve ritenersi fortunata ad avere l’appoggio di Barnaby Joyce.

Mentre le città stanno diventando sempre più progressiste, con chiari problemi per i liberali (come si è visto a Brisbane) ma anche per i laburisti (come si è visto a Northcote), e le campagne sono alla ricerca di alternative populiste, i nazionali potrebbero presto rendersi conto che conviene proseguire per conto proprio, senza zavorre liberali, e Turnbull rischia di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.