MELBOURNE - Una tragedia che si poteva evitare se la polizia fosse stata ascoltata e non fosse stata concessa la libertà su cauzione a Dimitrious Gargasoulas che, venerdì scorso, ha travolto e ucciso, alla guida di un’automobile rubata, cinque persone e ferito un’altra trentina, alcune delle quali versano in gravi condizioni e potrebbero andare ad aggiungersi alle vittime di una giornata che Melbourne non dimenticherà mai più.

Era stato arrestato una settimana prima della tragedia, e non era la prima volta, per violenza domestica, aveva precedenti per altri reati e per droga, sul social network negli ultimi giorni erano apparsi ripetuti messaggi inquietanti che mettevano in evidenza chiari problemi di salute mentale: andava tenuto sotto controllo. La polizia lo faceva da tempo, ma la ‘legge’  (nel Victoria nei casi ‘fuori orario’ incredibilmente le decisioni sulla libertà su cauzione vengono affidate ad una squadra di ‘giudici’ volontari – una qualifica sullo stile di quella dei ‘giudici di pace’- senza particolari requisiti se non quelli di frequentare un apposito corso e di avere la cittadinanza australiana) lo ha messo in condizioni di compiere una strage.

Ovviamente col senno del poi è tutto più facile: il ‘bail system’ da rivedere e non soltanto per l’assurda situazione della quale siamo ora un po’ tutti stati messi al corrente, e qualche ombra anche sull’ operato della polizia che ha ‘seguito’ per ore Gargasoulas e non è riuscita (sembra non ricevendo l’autorizzazione chiesta a più riprese per farlo) a fermarlo. Il tutto sarebbe cominciato  già giovedì notte quando gli avventori e gli addetti alla sicurezza di un locale a St Kilda, verso la mezzanotte, si sono trovati di fronte un giovane che, con in mano un coltello, ha minacciato un po’ tutti perché gli era stato vietato l’ingresso nel locale stesso. Avrebbe rotto piatti e bicchieri nell’area all’aperto del bar e poi, secondo quanto riportato ieri da un domenicale, si sarebbe allontanato a bordo di quella stessa Commodore rubata con il quale poco più di dodici ore dopo avrebbe falciato decine di persone in Bourke Street, all’ora di pranzo di una splendida giornata estiva, uccidendone cinque, tra cui una bambina di 10 anni e un bambino di soli tre mesi, morto nella tarda serata di sabato al Royal Children Hospital.

Una giornata di straordinaria ‘pazzia’ che, dopo il violento prologo della sera prima a St Kilda, è cominciata con una lite (verso le due del mattino) tra Dimitrious e il fratello Angelo e il susseguente accoltellamento di quest’ultimo a Windsor. Tre ore dopo, secondo alcuni testimoni, la Commodore rossa, inseguita da un’automobile della polizia, senza contrassegni, luci e sirena, è transitata ad alta velocità sulla Clarendon Street a South Melbourne. Poi Gargasoulas si sarebbe diretto verso Yarraville seguito da un’altra vettura della polizia che, ad un certo punto, avrebbe però interrotto per motivi di sicurezza l’inseguimento lasciando ad un elicottero delle forze dell’ordine il compito di non perdere di vista la Commodore. Il giovane avrebbe quindi costretto, minacciandola di morte se non l’avesse fatto, la fidanzata (secondo la testimonianza di quest’ultima) di partecipare alla sua ‘missione omicida’ e l’avrebbe tenuta in ostaggio mentre guidava ad alta velocità lungo la Chapel e la Dorcas Street a South Melbourne poi, sul Bolte Bridge, rispondendo alle suppliche di lasciarla andare avrebbe aperto la portiera dal lato del passeggero e l’avrebbe spinta fuori, senza fermarsi. Quindi si sarebbe diretto verso il centro città, sempre sotto gli occhi degli agenti a bordo di un elicottero: verso le 13,30 i testa-coda (filmati da alcuni passanti), facendo stridere i pneumatici nel mezzo dell’incrocio tra Swanston e Flinders Street, con accelerazioni e frenate improvvise con mezzo corpo fuori dal finestrino, urlando  frasi incomprensibili, poi il breve inseguimento della polizia lungo la Swanston Street, prima della sterzata a sinistra nel cuore commerciale di Melbourne. Un istante di concentrazione col piede sul freno poi il pattinare delle gomme, il fumo bianco di un’accelerazione verso i facili ‘obiettivi’ della sua follia omicida. Un procedere a velocità sostenuta (60/70 km all’ora) sul lato sinistro dell’area pedonale con decine di sfortunate persone travolte come fossero birilli. Una pazza corsa, interrotta dalla polizia intercettando il veicolo e sparando alcuni colpi d’arma da fuoco quasi all’angolo con la William Street. lasciandosi alle spalle morte e disperazione.

Seicento e venti metri di autentico terrore per centinaia di persone: alcune sono riuscite miracolosamente ad evitare di essere investite, altre non ce l’hanno fatta. Tutto troppo facile, troppo tragico. Decine di corpi a terra, cittadini che prestavano immediato soccorso ai feriti, poi un continuo arrivo di macchine della polizia a sirene spiegate, quindi le ambulanze tra gente attonita, impaurita, alcuni sotto shock, molti in lacrime. Una scena surreale, probabilmente prima vista solo in qualche film. In questo caso però una drammatica realtà a causa di un giovane impazzito che poteva e doveva essere fermato prima. Ci saranno nuove inchieste sugli inseguimenti della polizia, su un sistema che regola la libertà su cauzione che fa rabbrividire: al momento c’è solo rabbia, tristezza, dolore indescrivibile per decine di famiglie direttamente o indirettamente colpite dalla tragedia. Tanta solidarietà con omaggi floreali, gli inevitabili interventi dei politici, dal primo ministro Malcolm Turnbull al leader dell’opposizione Bill Shorten. Il premier del Victoria Daniel Andrews ha promesso una immediata revisione della legge sul rilascio su cauzione. e ha stanziato 100mila dollari per le famiglie delle vittime. Chi lo desidera può contribuire all’iniziativa via il sito internet del Governo o telefonando al 1800 226 226.