Da una classe politica che chiede, come è normale che sia, rigore e rispetto delle regole ai propri cittadini, che promette di guidare il Paese con visione e responsabilità, ci si attenderebbe la medesima attenzione quando si tratta di gestire e occuparsi delle dinamiche interne alla vita di propri partiti. Suona ampiamente scontato ripetere quanto sia noioso ascoltare, per l’ennesima volta, le solite risposte standard da parte dei leader politici incalzati su scottanti questioni che, guarda caso, riguardano il finanziamento del proprio partito.
Indagini interne, epurazioni, mea culpa, promesse di riforme strutturali dei processi di organizzazione del partito, sono queste le indicazioni più ricorrenti che emergono in quelle risposte quando, come nel caso emerso dalla recente inchiesta sul partito laburista del NSW da parte dell’ICAC (la commissione indipendente contro la corruzione, ndr), si svelano imbarazzanti, e mai dichiarati o mal dichiarati, passaggi di denaro nelle casse delle organizzazioni politiche.
Sotto i riflettori da tempo la poco brillante, a voler usare eufemismi, gestione del partito laburista del NSW che, secondo le ultime scottanti rivelazioni provenienti dalle audizioni dell’ICAC (articolo a pagina 15), nel 2015 avrebbe ricevuto dal miliardario cinese Huang Xiangmo la somma di centomila dollari.
Somma rigorosamente in contanti che, dettaglio che ha suscitato non poche, inevitabili, battute, sarebbe stata recapitata da Huang Xiangmo in Sussex Street, a Sydney, sede del partito laburista statale, all’interno di una busta della spesa di un noto supermercato.
Non solo l’allora segretario generale del partito, Jamie Clements, non si sarebbe preoccupato di respingere al mittente tale donazione, ma ha deciso anche di non indicare in Huang Xiangmo il donatore dichiarando che quei centomila dollari sarebbero stati frutto di piccole donazioni giunte da diverse persone, inclusi lavoratori di alcuni ristoranti.
Tutto falso, si sta scoprendo in questi giorni di pubbliche udienze presso l’ICAC, e molto ampio è il coinvolgimento della struttura del partito laburista del NSW, con la segretaria generale che ha preso il posto di Clements, Kaila Murnain, sospesa dall’incarico la scorsa settimana dopo avere ammesso di essere stata a conoscenza dell’illegale donazione del miliardario cinese ma di non averlo rivelato a nessuno.
Huang Xiangmo è persona non grata in Australia dal febbraio di quest’anno, i suoi 2.7 milioni di dollari di donazioni dichiarate ai partiti politici australiani si sospetta siano state effettuate in qualità di agente del partito comunista cinese con il chiaro scopo di influenzare la politica del nostro Paese. Oggi siamo a commentare l’ambigua e imbarazzante vicenda del partito laburista del NSW, ma il miliardario cinese avrebbe contribuito con donazioni anche alla Coalizione, e parliamo ovviamente di quelle dichiarate. Inutile domandarci se e in quali quantità siano state effettuate donazioni illegali mirate alla classe politica a livello federale, la risposta potrebbe essere molto complessa, non essendoci, ad oggi, alcuna commissione di inchiesta indipendente anti corruzione federale.
Una commissione federale il cui progetto sembra, perlomeno a parole, essere condiviso dai principali partiti ma che, al momento, non ha trovato ancora alcuna attuazione pratica in Parlamento.
Per quanto riguarda l’episodio di cui si parla, quello che emerge, al di là delle singole responsabilità personali che dovessero risultare dai rilievi dell’ICAC ed eventualmente, da quelli dell’autorità giudiziaria, è che il sistema di finanziamento dei partiti tramite donazioni è decisamente poco lineare (sempre per cercare equilibrati eufemismi). “Non abbiamo nemmeno trasparenza” - ha sottolineato Ben Oquist, capo dell’Australia Institute nell’articolo a firma di Peter Hartcher sulle pagine del The Age di sabato scorso - “Quando puoi donare fino a $13.000 a singole divisioni statali di un partito politico e non devi neanche dichiararli, evidentemente non sapremo mai” chi sta donando e cosa ai nostri partiti politici. Oquist ha commentato le ultime rivelazioni dell’ICAC del NSW e ha detto che, a suo parere, si tratta solo “della punta dell’iceberg”.
Anthony Albanese, intervenuto ieri sull’argomento, ha parlato di una “situazione diabolica” nella quale il suo partito si troverebbe e ha prefigurato una riforma strutturale complessiva del partito laburista del NSW.
Ennesimo passaggio delicato, come se non bastasse la ‘grana Setka’ nel Victoria, per il nuovo leader che, sembra più chiaro che mai, si trova davanti a una sfida decisamente complessa nel riconfigurare in maniera più credibile la struttura di un partito uscito con le ossa rotte dalle ultime elezioni federali.
Se Albanese saprà riorganizzare la macchina laburista a sua immagine e somiglianza, magari senza indulgere in rischiose guerre di fazioni interne, lo vedremo con il tempo e il nuovo partito laburista sarà il suo biglietto da visita per le prossime elezioni federali, fra tre anni. Il leader credibile è colui che nelle macerie, negli errori, propri o altrui, riesce a vedere opportunità, riuscendo a farne tesoro per migliorare non solo l’immagine ma anche la sostanza della propria offerta politica, per risultare, appunto, credibile agli occhi dell’elettorato.
Al momento una cosa sembra certa, Scott Morrison non deve fare un grande sforzo per approfittare di un nemico in così grande difficoltà, e, a distanza di poco più di un anno dal suo insediamento alla Lodge, da completo ‘outsider’ senza speranze, oggi può pianificare e attuare il proprio programma di governo senza doversi preoccupare, almeno non adesso, di un avversario temibile per la prossima tornata elettorale.