Spazio a questioni prettamente di ‘cerimoniale’ e una giornata dedicata a rendere omaggio, nel luogo più consono, alla memoria di Bob Hawke: così inizierà, domani, la prima settimana di lavori del nuovo Parlamento australiano.

Ma la politica non può attendere e su uno dei temi chiave della campagna elettorale, quello su cui forse s’è giocata l’inaspettata riconferma di Scott Morrison e della sua squadra, sarà richiesto già da subito il massimo impegno a tutti i nuovi parlamentari federali.

Se ne discute da molto e, a un giorno dall’inizio dei lavori, non è ancora certo se il governo sarà in grado di far approvare al parlamento il pacchetto di riforma fiscale di 158 miliardi di dollari.

La Coalizione ha la maggioranza alla Camera ma non al Senato dove, per il passaggio della manovra fiscale, avrà bisogno dell’appoggio di almeno quattro senatori non allineati, oltre che, eventualmente, di quello dei laburisti.

Laburisti che, in occasione della prima riunione del Consiglio dei ministri ombra della scorsa settimana, avevano confermato di garantire l’appoggio del pacchetto fiscale proposto da Scott Morrison e Josh Frydenberg ma solo per le prime due delle tre fasi che compongono il provvedimento.

L’ultima fase, quella che dovrebbe entrare in vigore non prima del 2024-2025, non sarebbe accettabile dai laburisti perché, come ha confermato il leader del partito Anthony Albanese, “sarebbe irresponsabile legiferare oggi per una riduzione fiscale che entrerebbe in vigore a una tale distanza di tempo visto che non possiamo conoscere quali saranno le condizioni economiche del 2024-2025”.

Nel corso di una intervista rilasciata a Sky News il ministro ombra delle Finanze Katy Gallagher, non senza alcuni passaggi di grande confusione e imbarazzo, ha aggiunto però un dettaglio: “Se e quando il governo dovesse riuscire a raggiungere un accordo con i senatori non allineati, e questo al momento non sembra essere sicuro, noi prenderemo una decisione sulla base di quanto accadrà in quel momento”.

Poco chiara la posizione personale della senatrice Gallagher, ed è altrettanto poco chiaro se il caucus che si riunisce oggi darà ai parlamentari laburisti indicazioni precise su come e cosa votare quando si tratterà di approvare la riforma fiscale.

Molta confusione, dunque, con il ministro ombra delle Finanze che ha comunque confermato che sarà cruciale attendere la seduta parlamentare per verificare se i senatori laburisti voteranno  a favore o contro contro il passaggio della terza fase della riforma: “dobbiamo essere in grado di prendere decisioni in Parlamento nel momento esatto in cui accadono certe situazioni, e a volte questo significa che non si ha tempo per una nuova riunione del caucus”, ha affermato Katy Gallagher.

L’approccio del partito laburista in materia di tasse presta il fianco a molte critiche, decisamente inevitabili se si continua a rappresentare confusione e poca chiarezza agli occhi degli australiani su un punto critico sul quale, tra l’altro, hanno ricevuto un messaggio chiaro dalle urne.

Il ministro del Tesoro Josh Frydenberg, infatti, ha commentato in maniera lapidaria  le parole della senatrice Gallagher: “È la conferma  di quello che sapevamo già del partito laburista, sono istintivamente contrari a riduzioni fiscali per i lavoratori australiani, e tutto questo continua anche dopo che gli australiani alle elezioni hanno inviato loro un messaggio inequivocabile”. Messaggio secondo cui, ha continuato il Tesoriere, “Anthony Albanese dovrebbe abbandonare la strategia perdente di Bill Shorten e smettere di negare al popolo australiano i tagli alle tasse per i quali hanno votato”.

Ma Frydenberg non è stato il solo membro del governo a stigmatizzare il comportamento dei laburisti. Anche il ministro del Commerco Simon Birmingham ha parlato di “una macchia indelebile che resterebbe sul partito laburista” se non appoggiasse, in maniera completa, il pacchetto di riforma fiscale. “Il partito laburista  - ha precisato Birmingham - dovrebbe essere chiaro e dichiarare che, alla fine, appoggeranno in toto questa proposta di tagli perché l’incapacità di fornire riduzioni fiscali ai lavoratori australiani sarà una macchia che perseguiterà il partito laburista e il suo leader fino alle prossime elezioni”.

Infine il ministro del Commercio non ha mancato di sottolineare poi come, in caso di mancata approvazione della riforma fiscale, i laburisti andrebbero a dimostrare di non essere in grado non solo di vincere le elezioni ma neanche di fare opposizione.

Le premesse per un triennio molto impegnativo per il leader laburista Anthony Albanese si sono palesate nella loro complessità sin dalla notte del 18 maggio, da cui, lo si sapeva, sarebbe stato doloroso e faticoso ripartire al meglio per farsi trovare pronti al prossimo turno elettorale. Un percorso che richiede, inevitabilmente, oltre ad un rinnovamento della classe dirigente laburista, anche un momento di analisi profonda delle motivazioni che hanno portato alla più imprevedibile ed imprevista delle sconfitte.

Analisi e revisione di cui ha parlato nei giorni scorsi anche l’ex primo ministro Julia Gillard che, da quando non è più in carica, a differenza di molti suoi successori, è sempre stata poco propensa a partecipare al dibattito sull’attualità politica.

In una rara intervista rilasciata durante un evento sulla salute mentale a cui partecipava in qualità di presidentessa di Beyond Blue, l’ex leader laburista ha sottolineato la sua sorpresa e il suo disappunto per l’accaduto, evidenziando che, a suo parere, comprendere le ragioni di tale sconfitta richiederà ancora del tempo e un’analisi molto accurata.

È sempre più evidente, quindi, che ragionare sull’accaduto sia necessario per mettere in atto tutte le contromisure politiche possibili perché errori commessi in passato non si ripetano più.

Certo, a giudicare dalle dichiarazioni delle ultime ore, e in attesa di verificare quanto accadrà nei prossimi giorni nelle aule parlamentari, tra le maggiori urgenze di cui Anthony Albanese e il partito laburista dovranno occuparsi, c’è quella di mettere in cima alla lista proprio la revisione di quanto accaduto in campagna elettorale.