C’era una volta il Partito laburista che premiava il merito, l’impegno, che coinvolgeva i suoi iscritti nella selezione dei suoi candidati: ora spesso e volentieri si punta semplicemente sul nome, si corteggia il candidato ‘vip’ e lo si impone senza chiedere permesso a nessuno. Kevin Rudd aveva fatto così con Peter Garrett, Julia Gillard aveva scelto Bob Carr affidandogli senza esitare un attimo addirittura il ministero degli Esteri, Bill Shorten ha scelto l’ex premier del New South Wales Kristina Keneally per il seggio di Bennelong. E’ andata male soprattutto a lui che il seggio, nonostante la candidata di grido, non è riuscito a strapparlo ai liberali, per lei invece è andata bene comunque: si è ritrovata infatti in Parlamento prendendo il posto ‘d’ufficio’ del senatore dimissionario, Sam Dastyari. Il leader dell’opposizione ora ci riprova: per il collegio di Batman, lasciato vacante dal collega ed amico David Feeney per doppia cittadinanza e dimenticanze varie, ha scelto la presidente della Confederazione nazionale dei sindacati (ACTU) Ged Kearney.
Un ‘pezzo da 90’ per cercare di respingere l’assalto dei verdi che già nel 2016 erano andati vicino al successo in un collegio che fino a qualche anno fa era considerato per i laburisti un’autentica roccaforte.
Ora invece è sfida aperta e Shorten ha scelto, nuovamente di persona, il candidato di peso perché, come ha detto Anthony Albanese - sicuramente interessato in quello che sta succedendo nel Victoria e soprattutto su come viaggia Shorten -, “ i laburisti non possono perdere Batman”. E’ finito, grazie all’iniziativa presa soprattutto per proteggere se stesso da Kevin Rudd, il tempo delle porte girevoli (salvo situazioni di vera emergenza) in casa ALP, quindi non si parla sicuramente di possibili cambiamenti al vertice prima delle prossime elezioni, ma se Shorten non dovesse vincerle, Albanese sarà sicuramente il candidato numero uno per la successione, Tanya Plibersek permettendo.
Certo che il fine 2017 e l’inizio del 2018 non sono stati per il leader dell’opposizione particolarmente brillanti: il ‘caso’ Feeney non ha aiutato e ci sono altri due o tre laburisti che potrebbero ritrovarsi con qualche problema di troppo davanti all’Alta Corte. Per questo il partito ha commissionato indagini a tappeto sull’altra sponda politica e sembra che abbia trovato un pertugio puntando il dito su Jason Falinski, di origini polacche, rappresentante del seggio ultrasicuro di Mackeller nel dopo Bronwyn Bishop. Un vero e proprio raschiare il fondo del barile andando a cercare di interpretare le leggi polacche, ben sapendo che Falisnki non ha mai cercato di ottenere la cittadinanza del padre e che l’eredità non sembra essere automatica.
Un arrampicarsi sugli specchi che non fa onore a nessuno (sembra che i laburisti si siano messi in contatto con uno studio legale di Varsavia per capire le leggi in vigore in materia) soprattutto per distogliere l’attenzione da Susan Lamb che potrebbe essere costretta a seguire l’esempio di Feeney nel seggio di Longman, in Queensland, dato che al momento della candidatura per la corsa elettorale del 2016 sapeva benissimo di avere anche la cittadinanza britannica: il punto su cui i suoi legali giocano è l’aver fatto il possibile per non averla, pur ammettendo di non essere arrivata in tempo per la rinuncia.
Comunque ci risiamo. Il parlamento riapre i battenti da dove ci eravamo lasciati, passando cioè da una suppletiva ad un’altra. Nel caso della campagna nel collegio del Victoria saranno alcuni temi federali a farla da padrone. Si è già partiti, infatti, parlando del futuro della miniera Adani. Un problema lontano almeno 2500 chilometri, ma attualissimo in un seggio in cui i verdi, con il loro no deciso e sicuro, sanno di poter creare non pochi tormenti ai loro rivali. Shorten, dopo l’altalena del sì e del no dello scorso anno, sa di dover arrivare ad una decisione: vorrebbe poter dire no, ma deve pensare anche ai posti di lavoro che i suoi elettori del Queensland si aspettano.
Più facile offrire da subito qualcosa di concreto sul fronte della sanità: dopo il messaggio poco chiaro nel suo intervento al Circolo della stampa, che ha richiesto la correzione scaccia-paure del ministro ombra Catherine King sugli sconti fiscali sulle assicurazioni sanitarie private, il leader laburista sabato ha proposto l’imposizione di un limite massimo degli aumenti delle polizze. Fattibile e opportuno per arginare i regolari incrementi ben al di sopra del tasso d’inflazione.
Da equilibrismo e grandi rischi in un collegio diviso tra immigrati di vecchia generazione e giovani professionisti della ‘smashed avocado society’ anche il dibattito sui rifugiati: qualsiasi ammissione di trattamento disumano nei centri di detenzione sarà ripreso a Canberra come un segnale di debolezza, di un abbassamento della guardia per ciò che concerne la ‘sicurezza nazionale’.
Batman test importante dunque per i suoi risvolti nel dibattito nazionale, ma ancora più importante per Shorten sarebbe un possibilissimo test, a breve distanza di tempo, a Longman dove gli avversari non sarebbero i verdi ma i liberalnazionali (LNP) che hanno perso il collegio nel 2016 per una manciata di voti, soprattutto grazie alle ‘preferenze’ di One Nation che sono andate alla candidata laburista. Pauline Hanson non sembra però intenzionata a concedere il bis.
Ieri Malcolm Turnbull, ospite della trasmissione televisiva Insider (ABC), ha accettato di buon grado la sfida lanciatagli da Shorten dal Circolo della stampa: le differenze tra quello che si propone di fare il governo e l’opposizione sono chiare. Il primo ministro, pur correndo in qualche momento il rischio dell’ovvietà, ha dato l’impressione di aver ritrovato qualche sicurezza, di avere un filo netto e preciso da seguire per rimettere le cose al loro posto, riportando ogni questione sui binari della logica: ridurre le tasse alle aziende e agli individui per stimolare crescita e consumi, aumentare la trattenuta sul Medicare dal prossimo anno perché è il modo più equo per finanziare l’NDIS senza aggravare il deficit di gestione che il governo si è impegnato ad azzerare entro il 2020/21. “Il governo – ha detto Turnbull - si rende perfettamente conto che le paghe non stanno aumentando come dovrebbero, ma grazie alla crescita che continua e la creazione di nuovi posti di lavoro il ‘problema’ si risolverà da solo perché la ‘legge della domanda e dell’offerta’ non è mai stata valida come al giorno d’oggi anche nel campo del lavoro”. “Shorten - ha ripetuto più volte il primo ministro_ , vuole riproporre regole e rigidità per ciò che riguarda tasse (alle imprese, ndr) e lavoro, non viste dai tempi di Whitlam. Un incredibile passo indietro, un distruggere tutto quello che hanno fatto Hawke e Keating”.
La risposta all’intervento da Canberra del leader dell’opposizione, già data dal Queensland giovedì scorso, è stata ribadita dagli studi televisivi nazionali domenica mattina. La partita è ricominciata: i laburisti rimangono favoriti dato il vantaggio accumulato nella prima parte della gara, ma Turnbull è convinto di avere a disposizione abbastanza tempo per recuperare e, date le prime difficoltà incontrate dall’avversario (alle prese anche con qualche malumore interno), probabilmente non dovrà dare particolari spiegazioni anche quando varcherà la fatidica soglia dei trenta sondaggi negativi: tanto più che dietro di lui non c’è comunque nessuno che ispiri particolare fiducia o dia l’impressione di poter fare meglio.