CANBERRA - Erano ormai da diverse settimane che giravano le voci di un ritorno anticipato in Italia dell’ambasciatore Stefano Gatti: i ‘motivi di salute’ sono diventati ‘motivi familiari’, anche se le voci continuano a indicare ‘motivi diplomatici’. Comunque sia, è finito in tempi record (meno di un anno) il mandato del rappresentante diplomatico italiano a Canberra.

Doveva essere una specie di mandato ‘premio’ dopo il successo ottenuto da Stefano Gatti a Milano con l’Expo. Doveva essere il mandato durante il quale veniva ufficializzata la ricca commessa della Fincantieri per la costruzione di nove fregate per la Royal Australian Navy, del rilancio dei cantieri navali di Adelaide, dell’arrivo di centinaia di tecnici italiani con le loro famiglie, del grande salto in avanti delle già ottime relazioni tra Italia e Australia. Poi la doccia fredda dell’assegnazione del maxi-progetto, del valore di oltre 30 miliardi di dollari, alla Gran Bretagna, sicuramente più per motivi ‘politici’, accentuati dalla Brexit, che di qualità del prodotto, dato che l’offerta della britannica BAE Systems, il Type 26 Global Combat Ship era il design più innovativo ma anche l’opzione meno provata, considerando che esiste solo sulla carta. La sua performance è basata su proiezioni che, in quanto tali, non garantiscono certezze. Delusione quindi alla massima potenza, mai mascherata dall’Italia e dal suo rappresentante diplomatico. Gatti, infatti, anche nell’intervista che ha concesso al nostro giornale, non ha nascosto il disappunto di Roma parlando, tra l’altro, della scarsa conoscenza delle autorità australiane dell’Italia di oggi (ma il problema potrebbe essere reciproco) che, aveva sottolineato, “non è solo pizza, moda e Ferrari”. Un concetto che aveva ripetuto a più riprese in alcuni appuntamenti pubblici ribadendo la sua convinzione, riferendosi all’appalto, di “occasione mancata per l’Australia”.

Se ne va Gatti che, purtroppo - saranno state le circostanze della situazione che si è trovato a dover gestire (la bocciatura della commessa di Fincantieri e il susseguente rinvio della visita del presidente Sergio Mattarella), sarà stato il tempo a disposizione -, non è riuscito ad avvicinarsi in alcun modo alla vasta collettività italiana d’Australia. Le occasioni d’incontro sono state rare e non c’è stata l’opportunità (o volontà, sostiene qualcuno) di stabilire alcun dialogo o di farsi conoscere. Sorprendentemente declinato, per fumosi ‘motivi diplomatici’, anche l’invito a inviare un messaggio di saluto alla comunità, tramite i nostri giornali, in occasione dello Speciale per la Festa della Repubblica. Massima ‘prudenza’ in quel caso, poi la cocente delusione dell’appalto mancato, che è stata espressa apertamente e ora, nonostante il fragore di un addio anticipato, il tentativo di uscire di scena in punta di piedi.