Il 1981 segna un momento di svolta nella storia della musica dance. Dopo l’esplosione del funky e della disco degli anni ’70, il nuovo decennio porta con sé un’ondata di innovazione tecnologica, nuovi strumenti elettronici e una voglia di sperimentazione che cambierà per sempre il modo di far ballare le persone. È l’anno in cui nascono sonorità più sintetiche, più fredde ma anche incredibilmente affascinanti, e in cui la pista da ballo diventa il laboratorio di una rivoluzione musicale.

A guidare questa trasformazione troviamo gli Orchestral Manoeuvres in the Dark, o più semplicemente OMD, che con brani come Enola Gay e Souvenir portano la sensibilità elettronica nelle classifiche internazionali. La loro musica, a metà tra pop e sperimentazione, sintetizza perfettamente lo spirito del tempo: melodie immediate, arrangiamenti minimali e l’uso massiccio di sintetizzatori che diventano il simbolo di una nuova epoca. Il filone electro-funk, che miscela la ritmica del funky con i suoni sintetici dell’elettronica, domina le piste e influenza quasi tutti gli artisti di inizio anni ’80. È un periodo in cui l’uso dei sintetizzatori e delle drum machine non è più solo un vezzo tecnico, ma un linguaggio espressivo a sé. L’elettronica diventa ballabile e accessibile. Non tutti, però, si lasciano travolgere dalle nuove sonorità.

C’è ancora spazio per il funky più autentico, quello fatto di groove, bassi pulsanti e sezioni fiati trascinanti. Lo dimostra il successo di un progetto curioso e al tempo stesso simbolico: gli Stars on 45, che con i loro ‘medley’ assemblano in un’unica traccia una selezione di hit di fine anni ’70. Un’operazione che gioca sulla nostalgia ma conquista il pubblico, confermando che la voglia di disco non è ancora finita. Parallelamente, tornano alla ribalta anche grandi nomi come gli ABBA, Gino Soccio, i fratelli La Bionda e, immancabili, gli Earth, Wind & Fire, portabandiera di quel funky raffinato e solare che continua a resistere, pur di fronte alla nuova ondata elettronica.

Il 1981 è anche l’anno in cui la dance europea inizia a definirsi come movimento autonomo rispetto alle scene anglosassoni e americane. In Belgio e Francia esplodono figure come Lio e Plastic Bertrand, due artisti simbolo di una generazione che mescola pop, ironia, sensualità, la prima, ambiguità il secondo. Brani come Amoureux solitaires e Ça plane pour moi rappresentano l’anima leggera ma intelligente della dance francofona: melodie accattivanti, testi frivoli ma curati, e un’estetica giocosa che anticipa molti trend degli anni successivi. Accanto a loro, i Visage con Fade to Grey segnano la nascita del new romantic, movimento che unisce l’eleganza visiva alla ricerca sonora, aprendo la strada a band come Duran Duran, Spandau Ballet e Ultravox. Anche How Long dei Lipps Inc. che bissano seppur in modo molto minore il successo di Funkytown, s’impone come simbolo di questo nuovo equilibrio tra anima funk e cervello elettronico.

Ma la vera sorpresa dell’anno arriva dall’Italia. Per la prima volta, la scena dance nazionale si affaccia con convinzione sul panorama internazionale. Pino D’Angiò, con la sua Ma quale idea, fonde ironia e ritmo funky creando un brano destinato a diventare un classico assoluto. È un mix di parlato, basso irresistibile, seppur ‘rubacchiato’, e groove contagioso che anticipa persino alcune soluzioni dell’hip-hop europeo. E poi c’è Claudio Cecchetto, figura poliedrica e carismatica, che con Gioca Jouer firma una delle hit più rappresentative del periodo. Dee-jay, conduttore radiofonico e televisivo, produttore e talent scout, Cecchetto incarna perfettamente lo spirito dell’epoca: una generazione di comunicatori che vive la musica come intrattenimento totale. Con lui nasce di fatto il movimento dance italiano, destinato nei decenni successivi a diventare uno dei più prolifici al mondo, fino a generare il fenomeno dell’Italo disco.

Il 1981 non è però solo l’anno dell’euforia da pista. Artisti come la S.O.S. Band (Take Your Time), George Benson e Quincy Jones dimostrano che la dance può essere anche elegante e sofisticata. Turn Your Love Around del primo e Ai No Corrida del secondo sono esempi di come il ritmo possa convivere con la melodia e la qualità musicale, portando il ballo anche negli ambienti più raffinati.

Guardando oggi a quell’anno straordinario, si capisce come il 1981 sia stato un ponte tra due mondi: da una parte l’eredità del funky e della disco, dall’altra l’avvento dell’elettronica che segnerà tutto il decennio successivo. È l’anno in cui la musica dance si emancipa, trova un linguaggio proprio e diventa globale: il ballo non è solo evasione, ma anche espressione di modernità. E se ancora oggi brani come Enola Gay, Fade to Grey o Ma quale idea ci fanno muovere, è perché in quel 1981 la dance ha imparato a guardare al futuro.

Per ascoltare alcuni dei brani citati in questo articolo cliccare qui e scegliere il podcast ''Ottanta... voglia di musica".