BERLINO – Il cancelliere in pectore si lambicca il cervello a partire dal nome: la futura coalizione di governo a Berlino sarà tutto fuorché “grande” e per Friedrich Merz va pensato qualcosa di nuovo, che contenga il messaggio del “cambiamento”. Intanto, però, il tempo stringe, se davvero il nuovo esecutivo dovrà nascere entro Pasqua.   

Finito il primo round dei negoziati, con risultati messi per iscritto a Berlino dai 16 gruppi di lavoro, le trattative fra i conservatori dell’Unione e i socialdemocratici entreranno a questo punto nella fase cruciale, per metter giù il programma vero e proprio del governo. Diversi però restano i nodi difficili da districare e le distanze da colmare: sui migranti come sull’economia.

“Non ci lasceremo mettere sotto pressione, neppure dalla tabella di marcia”, ha assicurato Carsten Linnemann, segretario generale della Cdu, che ha incontrato la stampa alla Adenauer Haus. E la futura coalizione dovrà innanzitutto “lavorare” invece di litigare, come ha fatto il “Semaforo” di Olaf Scholz, che si è perso per strada, sgretolandosi.

“Sono certo che alla fine si troveranno compromessi per le questioni difficili che il nostro Paese sta affrontando - ha affermato il presidente dei socialdemocratici Lars Klingbeil -. Nonostante tutte le difficoltà e le differenze che sono diventate evidenti in questi giorni, adesso non è il momento di imporsi o di raccogliere trofei, ma è necessario definire una responsabilità condivisa che abbiamo per il nostro Paese”.

I due politici faranno entrambi parte del cosiddetto “gruppo direttivo” dei 19 che porterà avanti le trattative nelle prossime settimane: anche se già ci si chiede se Merz riuscirà a centrare l’obiettivo di formare il governo entro Pasqua senza dover ricorrere a interminabili maratone notturne. Le fonti vicine al negoziato rivelano il malumore dei democristiani, ridotti a cedere troppo terreno agli alleati usciti comunque sconfitti dalle urne del 23 febbraio.

Approvata nel Parlamento uscente - quello nuovo si insedia in queste ore - la riforma del freno al debito, che consentirà alla Germania di sbloccare le spese della Difesa, vanno trovati difficili compromessi sulle politiche migratorie e sociali. Resta il disaccordo, ad esempio, sulle espulsioni dei migranti irregolari ai confini: per l’Spd vanno autorizzate dai Paesi limitrofi, mentre i conservatori vorrebbero limitarsi a consultarli. E differenti sono le posizioni anche sulla registrazione di dati personali.   

La Cdu vorrebbe inoltre alleggerire le tasse a cittadini e imprese, mentre l’Spd, che vedrebbe una misura del genere solo per i contribuenti più deboli, irrigidendo il fisco alle fasce forti, rifiuta radicalmente i tagli al Reddito di cittadinanza.