PARIGI - È stata oggi, a Parigi, la riunione dei “Volenterosi” che vede i leader dei Paesi sostenitori europei dell’Ucraina partecipare in presenza e online per dimostrare la loro determinazione a fornire garanzie di sicurezza e per chiedere a Donald Trump quale sarà il contributo degli Stati Uniti, una volta in vigore il cessate il fuoco. Al vertice partecipano circa 35 capi di Stato e di governo sotto la guida del presidente francese Emmanuel Macron e del primo ministro britannico Keir Starmer. Gli Stati Uniti sono rappresentati all’incontro da Steve Witkoff.
Si è conclusa all’Eliseo la telefonata fra alcuni leader che fanno parte della coalizione dei Volenterosi, Volodymyr Zelensky e il presidente americano Donald Trump. La telefonata si è prolungata fino a poco prima delle 16, il doppio di quanto previsto.
Trump ha detto ai leader europei che l’Europa deve smettere di acquistare petrolio russo che, a suo dire, sta aiutando Mosca a finanziare la sua guerra contro l’Ucraina. Lo riferisce la Reuters sul suo sito citando un funzionario della Casa Bianca.
Il presidente Usa, partecipando alla call della “Coalizione dei Volenterosi”, ha anche sottolineato che i leader europei devono esercitare pressioni economiche sulla Cina perché finanzia gli sforzi bellici della Russia”, ha aggiunto la stessa fonte. Secondo il tycoon, Mosca ha ricevuto in un anno dalla Ue 1,1 miliardi di euro dalla vendita di carburante.
“Stiamo dando concretezza alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina e garantendo già ora il supporto alle nostre Forze di Difesa ucraine”, ha affermato in un tweet sul proprio profilo X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine della riunione. La Coalizione dei Volenterosi ha puntualizzato, “è molto attiva anche nel campo militare, ci sono dei passi già concreti. Le garanzie di sicurezza non sono solo del futuro, ma anche del presente. Le forze armate ucraine sono il punto centrale di queste garanzie di sicurezza e quindi le possibilità delle nostre forze armate sono importanti”. Per Zelensky però “le linee di produzione di armi europee non funzionano abbastanza” e servono maggiori investimenti in questo settore per farle funzionare a piena capacità.
Le forze armate dei paesi partner - ha chiarito il presidente ucraino - saranno coinvolte nelle garanzie di sicurezza dell’Ucraina e c’è un’intesa sul numero approssimativo di coloro che hanno aderito. “Abbiamo concordato che ci sarà una presenza. Non sono ancora pronto a rivelare il numero esatto, anche se, a dire il vero, lo stiamo già condividendo tra noi, sappiamo approssimativamente il numero di coloro che hanno già dato il loro consenso. E la presenza, come ho detto, è diversa, sia in cielo, in mare e sulla terraferma”, ha detto.
“A tutt’oggi 26 paesi di questa Coalizione dei Volenterosi si sono impegnati per inviare truppe in Ucraina come forze di riassicurazione fin dal giorno seguente alla firma di una pace”, ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron precisando che il loro obiettivo “non è di fare la guerra ma di garantire la pace e un cessate il fuoco, e prevenire un nuovo attacco”.
Un impegno al quale non si è unita la premier Giorgia Meloni che, come riferisce una nota di Palazzo Chigi, “ha nuovamente illustrato la proposta di un meccanismo difensivo di sicurezza collettiva ispirato all’articolo 5 del Trattato di Washington, quale elemento qualificante della componente politica delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina” ed ha ribadito “l’indisponibilità dell’Italia a inviare soldati in Ucraina”.
Nella telefonata con Trump, ha fatto sapere la presidenza del Consiglio, “è stato riaffermato il senso di unità nel ribadire l’obiettivo comune di una pace giusta e duratura per l’Ucraina. Essa può essere solo raggiunta con un approccio che unisca il continuo sostegno all’Ucraina, il perseguimento di una cessazione delle ostilità, il mantenimento della pressione collettiva sulla Russia, anche attraverso lo strumento delle sanzioni, e solide e credibili garanzie di sicurezza, da definire in uno spirito di condivisione tra le due sponde dell’Atlantico”.
No all’invio di truppe anche da parte della Polonia: “I singoli paesi garantiscono la loro presenza o partecipazione per garantire la sicurezza dell’Ucraina. La Polonia, come abbiamo ripetutamente sottolineato, non prevede di inviare truppe in Ucraina, nemmeno dopo la fine della guerra. Siamo responsabili della logistica”, ha rimarcato il premier polacco Donald Tusk.
Macron ha però spiegato che “Italia, Polonia e Germania sono fra i 26 paesi” che parteciperanno alle garanzie di sicurezza, “con un contributo che va dalla rigenerazione dell’esercito ucraino, al dispiegamento di truppe di terra, mare e cielo, o con la messa a disposizione di basi”. Ognuno dei paesi “ha le sue modalità di contributo, alcuni inviando truppe sul territorio, altre mettendo a disposizione le loro basi Nato”.
Macron, inoltre, ha parlato del bilancio della guerra: “Non conosciamo di preciso. Ma sappiamo che la Russia ha perso nel suo disegno oltre un milione di soldati, uccisi o feriti, per conquistare meno dell’1% del territorio ucraino dal novembre 2022”.
Il leader francese ha affermato, inoltre, che “esigendo come precondizione a qualsiasi discussione di pace il ritiro dell’esercito ucraino da un territorio più o meno equivalente a quello che è costato circa 250.000 morti e un milione di soldati fuori combattimento alla Russia, Mosca formula un’idea immorale, illegale ed impossibile”. Infine ha avvertito Mosca: “Se la Russia continua a rifiutare i negoziati di pace concreti - e questa è l’unica conclusione che si può trarre dalle sue scelte - noi adotteremo ulteriori sanzioni insieme con gli Stati Uniti e daremo risposte chiare a questo rifiuto di progredire”.
Macron ha quindi assicurato che gli Stati Uniti “sono stati molto chiari” sulla loro partecipazione alle garanzie di sicurezza e che il “sostegno americano” a queste “garanzie di sicurezza” per Kiev sarà finalizzato “nei prossimi giorni”.
Per il primo ministro britannico Keir Starmer il vertice di Parigi ha confermato “l’infrangibile impegno” degli alleati al fianco dell’Ucraina di fronte alla Russia. Starmer ha poi ripetuto che di Vladimir Putin “non ci si può fidare” ed è tornato a denunciare quelli che ha definito “gli attacchi indiscriminati” di Mosca su Kiev della settimana scorsa, i quali hanno anche “causato danni alle sedi del British Council e alla delegazione diplomatica della Ue”.
Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez, che ha partecipato in videoconferenza alla riunione, ha evidenziato l’importanza di mantenere la pressione su Mosca, perché accetti un cessate il fuoco, per avanzare verso una pace giusta e duratura, segnalano fonti governative. Il premier iberico ha condiviso con gli altri leader la necessità che un accordo sull’Ucraina tenga conto della volontà del popolo ucraino. Così come, ha segnalato, non si può discutere di sicurezza in Europa senza contare sulla voce degli europei.
“Ho seguito la situazione, l’ho vista e ne ho parlato con il presidente Putin e il presidente Zelensky. Qualcosa accadrà, ma non sono ancora pronti. Ma qualcosa succederà. Ce la faremo”, aveva affermato Trump in un’intervista a Cbs, rilanciata sul suo account Truth, prima della riunione.
“A Parigi per un incontro cruciale della Coalizione dei Volenterosi sulle garanzie di sicurezza. Abbiamo lavorato su tre compiti fondamentali. Trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio, costruire una forza multinazionale per l’Ucraina sostenuta dagli Stati Uniti, rafforzare la posizione difensiva dell’Europa. Ora andiamo avanti”, ha scritto sui social la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
“Le garanzie di sicurezza richieste dall’Ucraina rappresentano una minaccia per il continente europeo e sono assolutamente inaccettabili”, ha affermato - come riporta la Tass - la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che aggiunge: “Le idee del leader di Kiev, che sono essenzialmente una copia carbone delle iniziative degli sponsor europei, nemmeno degli sponsor ma del partito europeo della guerra, come abbiamo già detto più di una volta, sono assolutamente inaccettabili. Mirano a preservare l’Ucraina come trampolino di lancio per il terrore, per le provocazioni contro il nostro Paese”.
La portavoce, durante un briefing a margine dell’Eastern Economic Forum, ha assicurato che “la Russia non intende discutere l’idea di un intervento straniero in Ucraina, del tutto inaccettabile e che mina la sicurezza” ha detto. Inoltre, “la possibile vendita da parte degli Usa di oltre 3.000 missili contraddice l’aspirazione di risolvere il conflitto diplomaticamente”, ha detto Zakharova.
La presidenza francese ha fornito la lista dei leader in presenza: il premier belga, Bart De Wever, la premier danese, Mette Frederiksen, il presidente finlandese, Alexander Stubb, il primo ministro olandese, Dick Schoof, il presidente del Consiglio polacco, Donald Tusk, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e l’inviato speciale del presidente americano, Steve Witkoff.
Collegati in videoconferenza, la premier Giorgia Meloni, il premier albanese Edi Rama, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier australiano Anthony Albanese, il premier bulgaro Rossen Jeliazkov, quello canadese Mark Carney, il presidente cipriota Nikos Christodoulidis, il premier croato Andrej Plenkovic, il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez, la premier estone, Kristen Michal, il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, il premier irlandese Micheal Martin, quello giapponese Shigeru Ishiba, quella lettone, Evika Silina, il presidente lituano Gitanas Nauseda, il premier lussemburghese Luc Frieden, il montenegrino Milojko Spajic e quello norvegese, Jonas Gahr Store. Sanchez, è stato costretto a rientrare a Madrid, dopo la partenza alla volta di Parigi, da un’avaria dell’aereo di Stato, informano fonti ufficiali.