Rappresentano certamente la voce delle comunità italiane nel mondo, i numerosi gruppi Com.It.Es., e sono senza alcun dubbio lo strumento territorialmente più prossimo e, quindi, più utile per rilevare criticità e indicare tematiche. Lo scorso sabato 5 aprile, ha avuto luogo a Perth la riunione di coordinamento dei presidenti dei Com.It.Es. d’Australia nell’ambito del consueto incontro Intercomites.
Presenti, Ubaldo Aglianò in rappresentanza del Victoria e della Tasmania, Marinella Marmo per il South Australia, Luigi Di Martino per il New South Wales, Dino Vescovo per il Western Australia, Franco Barilaro per l’Australian Capital Territory, Rosie Vecchio per Queensland e Northern Territory, nonché il console generale d’Italia a Perth, Federico Nicolaci, e il parlamentare del Partito Democratico eletto nella circoscrizione Estero Africa-Asia-Oceania-Antartide, il senatore Francesco Giacobbe, in collegamento dall’Italia.
Dopo i saluti di rito da parte del Console, i presidenti si sono immediatamente focalizzati su alcuni temi di interesse comunitario, partendo dal delicato e recente decreto-legge 28 marzo 2025 n. 36 in materia di cittadinanza italiana che ha stravolto completamente le precedenti normative.
“È un tema davvero complesso che abbiamo discusso soltanto en passant, perché stiamo lavorando per produrre una mozione indirizzata alle autorità italiane e che rappresenterà la nostra posizione sulla spinosa questione”, ha dichiarato Aglianò.
I presidenti hanno dedicato lungo tempo alle osservazioni sollevate degli enti gestori e dai promotori della lingua italiana, come il Co.As.It. o la Dante Alighieri Society, oltre alle tante realtà che operano a livello nazionale. “Abbiamo inoltre discusso e valutato i vari progetti finanziati dal ministero degli Esteri”, ha aggiunto.
Oltre alla discussione su ulteriori temi di rilevanza comunitaria – il ruolo dei Com.It.Es. nell’ambito del Sistema Paese, patronati, pensioni e l’ormai noto ‘Turismo delle radici’ –, il viceconsole Emilio Sessa è intervenuto per illustrare la storia dell’emigrazione italiana, che è imprescindibile ed è esempio per i nuovi migranti.
Dalla riunione è convenuto come i Com.It.Es. d’Australia siano pur sempre “di frontiera”, perché effettivamente dall’altra parte del mondo, e quindi subiscano le difficoltà di una lontananza geografica.
“Lo si nota, ad esempio, dalle difficoltà che incontrano i Consolati nel riuscire a ottenere un adeguato numero di personale che possa lavorare Down Under oppure dall’assenza, ormai da tempo, di un direttore per l’Istituto Italiano di Cultura a Melbourne”, ha spiegato Ubaldo Aglianò.
Lo spirito comune dei Com.It.Es. è in ogni caso focalizzato sull’affrontare il visibile cambiamento del volto della comunità italiana d’Australia.
“Quella del secondo dopoguerra continua pian piano ad assottigliarsi e ci troviamo di fronte a una continua mobilità – ha continuato –. È un profilo nuovo di migranti, di professionisti che arrivano con competenze e conoscenze dall’Italia degli ultimi vent’anni o trent’anni, che arrivano qui già con un Pc sotto braccio. È una comunità diversa che non si associa e non si individua facilmente come si faceva un tempo attraverso l’associazionismo. Esiste, opera e dà sicuramente un grande peso al Sistema Italia ma va individuata e riconosciuta, anche guidata, ed è necessario confrontarsi e capire quali siano le loro esigenze di italiani all’estero”.