L’ultimo è Jovanotti, che ha rivelato in collegamento di mangiare una sola volta al giorno. Ma negli ultimi anni, sempre più persone si sono avvicinate a regimi alimentari alternativi, nel tentativo di migliorare la salute, perdere peso o semplificare la propria routine quotidiana. Tra questi approcci, uno dei più discussi è l’Omad, acronimo di “One Meal a Day”, ovvero un solo pasto al giorno. Si tratta di una forma estrema di digiuno intermittente, in cui tutto l’apporto calorico quotidiano viene concentrato in una sola finestra temporale, generalmente di circa un’ora, mentre nelle restanti 23 ore si digiuna, assumendo solo liquidi privi di calorie come acqua, tè o caffè. Anche se la letteratura scientifica inizia a raccogliere dati sull’efficacia dell’Omad, gli studi a lungo termine sono ancora pochi. Alcune ricerche mostrano, sì, una riduzione del peso corporeo, ma anche effetti negativi sulla pressione sanguigna e sui livelli di colesterolo Ldl rispetto a schemi alimentari distribuiti in più pasti. 

In sintesi, l’Omad può essere utile in casi selezionati, ma non rappresenta una soluzione adatta alla maggior parte delle persone. È una pratica che deve essere valutata con attenzione, personalizzata e, soprattutto, seguita sotto controllo medico. Ma di cosa parliamo quando ci riferiamo all’Omad o “One Meal a Day”? La sua popolarità deriva anche dalla sua apparente semplicità: un solo pasto da pianificare, meno tempo in cucina, meno occasioni per esagerare con cibi poco salutari. Alcune persone riferiscono di sentirsi mentalmente più lucide e concentrate, di perdere peso rapidamente e una sensazione generale di leggerezza. In effetti, diversi studi suggeriscono che prolungare i periodi di digiuno possa migliorare la sensibilità all’insulina, ridurre l’infiammazione e attivare processi cellulari come l’autofagia, meccanismo che consente alle cellule di eliminare componenti danneggiati o inutili. Sul piano metabolico, il digiuno può favorire una maggiore mobilizzazione dei grassi, con potenziali benefici sulla composizione corporea. 

Non è tutto oro, però, quello che luccica. Concentrando l’intero fabbisogno nutrizionale in un unico pasto, diventa difficile garantire un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali. Rischiano di risultare insufficienti non solo le calorie, ma anche proteine, fibre, vitamine e minerali. Inoltre, molte persone sperimentano, soprattutto nelle prime fasi, effetti collaterali come stanchezza, irritabilità, difficoltà di concentrazione e mal di testa. Il digiuno prolungato può anche diventare una fonte di stress fisico e mentale, specialmente se non è sostenuto da un adeguato riposo o da una buona regolazione dello stile di vita. Dal punto di vista psicologico e sociale, l’Omad può risultare difficile da sostenere, poiché isola dai momenti conviviali e può alterare il rapporto con il cibo. Inoltre, non è adatto a tutti ed è controindicato in diverse condizioni cliniche e fasi della vita, come gravidanza, età evolutiva, disturbi alimentari o elevati fabbisogni energetici.

La dieta macrobiotica può essere dannosa

La dieta macrobiotica non è fondata su basi scientifiche, è dannosa per la salute, soprattutto di bambini e anziani, squilibrata e priva o quasi di nutrienti fondamentali. Nei fatti si tratta di un tipo di dieta simile come principio a quella vegana, anche se i macrobiotici consentono in rarissimi casi la carne bianca, le uova, il pesce. Ma in realtà prevalgono le fibre, mentre sono scarsissime le proteine e quasi nulli i grassi. E se si mangia più di 30 grammi di fibre al giorno queste “sequestrano” i sali minerali, dal ferro allo zinco, portando a lungo termine il fisico alla prostrazione. È come iniziare una gara automobilistica con poca benzina: all’inizio si sarà più scattanti, ma a un certo punto finisce il carburante e ci si ferma, perché il corpo non è correttamente alimentato. Ma in cosa consiste la dieta macrobiotica? Si tratta di una dieta alimentare che si basa sul consumo di cereali integrali e verdure, esclude alimenti trattati industrialmente (come zucchero bianco, bibite dolcificate, conserve), e limita il consumo di cibi di origine animale. L’etimo parla chiaro:  letteralmente dieta di “lunga vita”, fu ideata, nel dopoguerra, dal giapponese Georges Ohsawa che si ispirò all’antica medicina orientale di derivazione Taoista. Secondo questa filosofia, i cibi appartengono a due grandi gruppi: Yin e Yang, che sono anche i due principi cosmici. Scegliendoli in modo opportuno, sarebbe possibile arrivare a uno stato di armonia del corpo e della mente tale da migliorare la qualità della vita. Secondo i precetti di questa dieta, bisogna consumare cibi che inducono questa armonia, cibi “equilibrati”: sono la base della dieta macrobiotica i cereali integrali, le verdure di stagione, sale marino integrale, erbe aromatiche, alghe, condimenti come olio extravergine d’oliva, gomasio (semi di sesamo mescolati al sale) o salsa tamari. I cibi considerati molto Yin, quindi difficili da equilibrare, sono alcol, zucchero, cibi piccanti, acidi e i sapori molto amari e aspri. I cibi considerati molto Yang, invece, (quindi difficili da riequilibrare dall’altro lato) sono, per esempio, il sale e i cibi ricchissimi di sodio , uova, salumi, carne, formaggi stagionati.

La pasta la sera fa dimagrire

È ora di sfatare il mito della pasta che fa male e fa ingrassare, due falsità storiche che per decenni hanno costretto in molti a mangiarla (tanto non si può proprio farne a meno) con un fastidiosissimo quanto inutile senso di colpa. Gli endocrinologi infatti sostengono che sia possibile mangiare pasta anche mentre si affronta una dieta, come per tutto, basta solo sapersi regolare. Primo consiglio: mangiare se possibile quella integrale perché consente di assumere carboidrati a lento rilascio. Per chi ha problemi di glicemia sarebbe opportuno scolare la pasta al dente e sciacquarla sotto l’acqua fredda, cotture troppo prolungate infatti fanno innalzare l’indice glicemico. Inoltre sarebbe il caso di mangiare della verdura cruda prima di una bel piatto di pasta, le verdure infatti creano una sorta di paracadute per l’assorbimento degli zuccheri. Infine, tocca sfatare un tabù: non è vero che sia da evitare il primo piatto di sera. La pasta a cena fa bene, rilassa e aiuta a dimagrire: riduce gli ormoni dello stress, fra cui il cortisolo, colpevoli di favorire l’aumento di peso.