Non capita spesso, in una metropoli come Sydney, di assistere a un evento capace di tenere insieme memoria, identità e futuro. 
Eppure, domenica 15 giugno, la celebrazione di Sant’Antonio è riuscita in qualcosa di raro: trasformare un evento religioso in un momento collettivo di riconoscimento e appartenenza.

Organizzata da S. Antonio da Padova Nursing Home di Ryde, la giornata ha riunito famiglie, volontari, residenti e vecchi amici sotto il segno della cura, per i propri anziani, per le radici culturali, per quel sentimento di comunità che ancora oggi trova spazio nelle pieghe della vita australiana.

“Non è solo una festa: è il nostro modo di ricordare chi siamo, di trasmettere valori e storie a chi viene dopo di noi. In giorni come questo, la comunità si fa sentire forte e unita”, ha detto il presidente dell’associazione, Fil Pace, affiancato da Maria Franco, Fran Signorelli e Filippa Indovino. 

Insieme a un piccolo gruppo di volontari, hanno reso possibile una festa che, pur nella sua semplicità, ha toccato corde profonde.

Il corteo con la statua di Sant’Antonio ha attraversato gli spazi della casa di riposo, passando tra le stanze, i corridoi e il cortile, dando anche agli anziani impossibilitati a uscire l’occasione di partecipare. 

È stato un gesto delicato, ma carico di significato: un modo per dire che nessuno è escluso, che ogni storia conta. A seguire, la messa solenne presieduta da padre Daniele Sollazzo ha raccolto attorno all’altare un pubblico silenzioso e attento, sospeso tra fede e ricordo.

Poi la festa ha preso il via. Cannoli appena sfornati, arancini profumati, pizzette, caffè e risate. Nell’aria, la musica selezionata da DJ Chucky ha riportato alla luce i grandi classici italiani, da Toto Cutugno alle ultime canzoni di Sanremo, con un entusiasmo che ha contagiato anche chi non ballava da anni.

Ma al di là del folklore, la giornata celebrava un traguardo importante: i 55 anni della San Antonio Association e della sua struttura per anziani. 

Un luogo nato per volontà degli immigrati siciliani e cresciuto con loro, fino a diventare oggi una residenza moderna da 112 posti letto.

Un villaggio che non è solo assistenza, ma un presidio di umanità. 

Le sue fondamenta non sono solo di cemento, ma di valori: dignità, rispetto, prossimità culturale.

Tutti i fondi raccolti durante l’evento saranno reinvestiti nei servizi essenziali della struttura, in particolare nel supporto alle persone affette da demenza. 

Un gesto che è anche una dichiarazione d’intenti: in un mondo che tende a dimenticare i fragili, c’è chi sceglie di metterli al centro.

Questa festa, che conclude il ciclo dei festeggiamenti in onore del Santo, è stata un modo per dire che la comunità italiana è viva, vigile, capace di fare memoria senza rinunciare alla gioia. 

A Ryde si è respirato qualcosa di prezioso: la sensazione che, anche lontano, i semi della tradizione continuano a germogliare.