NAYPYIDAW - A distanza di una settimana dal terremoto di magnitudo 7.7 che ha devastato il Myanmar, continua la triste conta di morti e feriti. L’ultimo bilancio è di oltre tremila vittime e quasi cinquemila feriti, numeri purtroppo destinati ad aumentare, con oltre 200 persone che risultano ancora disperse.  

Le operazioni di soccorso continuano in tutte le zone colpite, anche se con il passare dei giorni le speranze di trovare qualcuno ancora in vita diminuiscono. 

Ieri, nella città di Mandalay, vicino all’epicentro del terremoto, un uomo di 53 anni, intrappolato nelle macerie di un edificio crollato, è stato salvato dai vigili del fuoco birmani e da un team di soccorso cinese, dopo 125 ore di intenso lavoro, mentre martedì una donna di 63 anni era stata estratta viva, dopo 91 ore sotto le macerie a Naypyidaw. 

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ci sono più di 1,6 milioni di sfollati, che attualmente vivono nelle zone centrali e nord-occidentali del Myanmar, dove il terremoto ha colpito con tutta la sua intensità.

In una settimana, l’Unhcr ha inviato forniture d’emergenza per circa 25mila sopravvissuti. Ma la necessità più urgente, sottolinea l’agenzia dell’Onu, è trovare rifugi e distribuire beni di soccorso, così come monitorare i rischi legati agli ordigni esplosivi, alla separazione delle famiglie e alla protezione dei bambini. 

Il sisma ha aggravato una situazione già disperata di un Paese, che da quattro anni è dilaniato da una ferocissima guerra civile. Il terremoto, infatti, non ha impedito alla giunta militare al potere di continuare i bombardamenti contro le fazioni separatiste e le forze fedeli a Aung San Suu Kyi, il cui governo è stato deposto nel 2021.

Per l’Unione Nazionale Karen, una delle più antiche milizie etniche birmane, in questa settimana il regime ha “continuato a portare avanti attacchi aerei che prendono di mira aree civili, anche mentre la popolazione sta soffrendo in modo terribile”. 

Solamente mercoledì la giunta al potere ha annunciato un cessate il fuoco temporaneo fino al 22 aprile, sebbene l’Onu segnali che, dal momento della tregua, si sono verificati almeno 14 attacchi da parte dell’esercito. 

La crisi umanitaria nel Paese tocca 19,9 milioni di persone, più di un terzo della popolazione, che già necessitavano di assistenza a causa dei conflitti interni, della precarietà economica e dei disastri naturali e il terremoto ha esacerbato tutto questo. In questo contesto, risulta ancora difficile una conta dei danni materiali. 

I satelliti dall’alto svelano interi villaggi rasi al suolo, infrastrutture distrutte ed edifici pubblici crollati. Le preoccupazioni riguardano anche il patrimonio culturale, anch’esso colpito dalla devastazione.

Tra i siti danneggiati vi è anche il Palazzo di Mandalay, le cui torri e mura sono crollate. Costruito nel 1857 per volontà del re Mindon, è uno dei più importanti esempi della tipologia architettonica in legno nel sud-est asiatico e uno degli edifici più visitati nel Paese. 

Prosegue intanto il flusso di aiuti da tutta la comunità internazionale. Sin dalle ore successive al terremoto, sono partiti soccorritori da tutto il mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità aveva immediatamente attivato il suo sistema di gestione delle emergenze e la mobilitazione del suo centro logistico a Dubai, per preparare i rifornimenti per i feriti. 

La Cina ha subito inviato nel Paese numerose squadre di soccorritori, oltre a quasi 13 milioni di euro, mentre Hong Kong ha comunicato di aver fatto partire una squadra di 51 persone, con 9 tonnellate di attrezzature, tra cui rilevatori di vita e due cani da salvataggio. Dal suo studio ovale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso che gli Stati Uniti aiuteranno il Paese, ma senza entrare nei dettagli. 

L’India ha inviato un aereo militare carico di aiuti umanitari e squadre di ricerca. Il ministero degli Esteri della Corea del Sud ha mobilitato 2 milioni di dollari in aiuti umanitari “per sostenere gli sforzi di soccorso e salvataggio”. 

L’Italia, attraverso la Farnesina, ha deliberato “un contributo di emergenza di 2 milioni di euro a favore della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per la fornitura di aiuti immediati e assistenza alle comunità più colpite ed è inoltre prossimo alla pubblicazione un bando di emergenza da ulteriori 1,3 milioni, che si focalizzerà sulla risposta alla crisi.

Per far fronte all’emergenza, è intervenuta anche la Presidenza della Cei, che ha deciso un primo stanziamento di 500mila euro dai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica: servirà per i soccorsi, coordinati da Caritas italiana che è in contatto diretto con la corrispettiva associazione in Myanmar.