SYDNEY - Confermando le voci  che erano nell’aria già da qualche giorno, ieri la premier del New South Wales Gladys Berejiklian ha allungato di un’altra settimana il lockdown per l’area metropolitana di Sydney, la Central Coast, le Blue Mountains, Wollongong e Shellharbour.  In vigore allo stesso modo resteranno poi anche le misure di distanziamento sociale che interessano le aree regionali dello Stato.

Rispetto a quanto annunciato in passato, dunque, le restrizioni non termineranno venerdì, ma il 17 luglio a mezzanotte, condannando milioni di cittadini ad un’altra settimana di limitazioni. Una scelta che si è ritenuta necessaria perché il numero dei contagi degli ultimi giorni continua a non dare netti segnali di diminuzione e ancora martedì i nuovi positivi nello Stato erano 27, anche se su un totale molto alto di ben 45mila tamponi effettuati. Il tasso di positività risulta comunque allo 0,06% e sebbene non sia ad un livello allarmante se messo a confronto con quello di altri Paesi del mondo, l’obbiettivo di azzerare i contagi resta però fuori portata. Per per capire davvero se il lockdown ha funzionato sarà tuttavia determinante la prossima settimana, ossia quella successiva ai fatidici 14 giorni di incubazione, ma la proroga delle misure è sembrata comunque necessaria per alcuni segnali giudicati ancora preoccupanti da parte delle autorità sanitarie.

La prima è che il livello delle restrizioni introdotte due settimane fa non è forse così rigido come quello adottato a suo tempo in Victoria e ciò potrebbe aver lasciato scoperto alcuni spazi nei quali il virus potrebbe essersi inserito. Tra questi c’è, per esempio, la mancanza di limitazioni nel raggio degli spostamenti e la possibilità di fare attività sportive di gruppo, fino a 10 persone, a livello amatoriale. A dire il vero, poi, stando a quanto dimostrato anche dall’alto numero di multe effettuate dalla polizia per violazione delle norme anti-Covid, sembra che l’adesione al lockdown non sia stata presa da tutti così sul serio come dovrebbe.

Elementi ai quali si aggiunge la forte inquietudine per il fatto che solo 13 dei nuovi positivi scoperti ieri erano già in isolamento e quindi è certo che il virus stia ancora ampiamente circolando, ma anche per l’aumento delle persone finite in ospedale. Ieri, come ha detto la responsabile della Sanità del New South Wales, Kerry Chant, erano già 37. Di questi, ha poi sottolineato Chant, ben 14 sono persone sotto i 55 anni e otto addirittura sotto i 35. Segno che il mito del virus che colpirebbe in forma grave solo i più anziani sarebbe da sfatare. “Per i più giovani è una chiamata a stare all’erta”, ha detto Chant, perché la variante Delta che sta colpendo il New South Wales non è una infezione da sottovalutare e “per molti può significare l’ospedalizzazione e la morte”.

Parole drammatiche che cercano anche di sollecitare maggiore responsabilità da parte della popolazione, soprattutto in alcune zone della città come Fairfield, Canterbury-Bankstown e Liverpool, dove è alto l’aumento dei contagi. A chi abita in questi sobborghi si è rivolta con un appello accorato anche la stessa premier durante la conferenza stampa di ieri: “Per favore - ha detto Berejiklian - non incontrate familiari, non pensate che vada bene fare visita ai cugini o dormire fuori casa. Per favore, in queste tre aree, cercate di limitare i vostri movimenti”. La necessità di fare un appello di questo genere pare insomma confermare che anche la Premier sta notando troppa rilassatezza nell’affrontare l’emergenza, anche se subito dopo si è detta ugualmente fiduciosa sul fatto che la situazione possa migliorare e pertanto nei prossimi giorni saranno già resi noti i passaggi per uscire dalla fase delle restrizioni più rigide. 

Nel frattempo chi può ricominciare a fare un passo avanti in questa direzione, dopo lo stop delle scorse settimane, è lo Stato del Victoria, dove ieri, dopo una settimana senza nuovi casi di contagio, è stato confermato un ulteriore allentamento delle misure. Da domani dunque non sarà più obbligatorio indossare la mascherina all’interno nei luoghi di lavoro e nelle scuole quando riapriranno lunedì prossimo. Sarà ancora necessaria negli esercizi pubblici, ma non ci saranno tetti nel limite del numero di clienti e la densità sarà non più di quattro metri quadri a persone ma ridotta a due. Anche negli stadi si potrà aumentare le presenze fino al 75% della capienza, ma le visite nelle abitazioni private rimarranno limitate a 15 persone. Questo perché, come ha spiegato il responsabile della Sanità statale, Martin Foley, “i rischi restano significativi”. 

Meno preoccupanti sono invece i rischi nel resto degli Stati e dei Territori, dove non si registrano nuovi contagi eccetto che in Queensland, ma si tratta di una persona risultata positiva quando era già in isolamento. Segnale che la macchina del tracciamento sta funzionando molto bene e a confermarlo è il fatto che, a quanto rivelato ieri dalla responsabile della Sanità Jeannette Young, sono stati quasi 10mila le persone rintracciate come contatti diretti di casi positivi, nell’ambito dei cinque focolai scoppiati negli scorsi giorni.