BELGRADO - Parlando in diretta tv, Vucic ha elogiato il lavoro fatto dalla Premier in questi quattro anni di governo, e ha spiegato la sua scelta con la volontà di continuare sulla strada delle riforme seguita finora, che hanno prodotto risultati molto positivi e fruttuosi per il Paese, in particolare nel campo dell’economia, del miglioramento del livello di vita della popolazione, delle infrastrutture e della modernizzazione generale del Paese.

Ana Brnabic, secondo il Presidente, ha condotto una politica disciplinata e responsabile, nell’esclusivo interesse del Paese, senza piegarsi a pressioni e condizionamenti.

Le sfide e gli obiettivi principali del nuovo governo, come ha osservato Vucic, saranno affrontare le pressioni crescenti sulla questione del Kosovo, l’ulteriore rafforzamento del quadro economico-finanziario della Serbia, il potenziamento del sistema sanitario e delle infrastrutture ospedaliere nella lotta alla pandemia da coronavirus.   

A Brnabic, Vucic ha chiesto in particolare due cose: la creazione di due nuovi dicasteri, uno sui diritti umani e l’uguaglianza di genere e l’altro per la famiglia e i problemi demografici; e la presenza nel nuovo governo di almeno il 50% di donne. Il Presidente, rispondendo ai giornalisti, ha definito del tutto casuale l’annuncio del conferimento dell’incarico per il nuovo governo nella data odierna del 5 ottobre, 20/mo anniversario della caduta del regime di Slobodan Milosevic nel 2000.

A tale proposito ha duramente criticato l’operato delle forze che presero il potere nel Paese vent’anni fa, e che si riconoscono nella attuale opposizione radicale. Riforme incompiute, corruzione, privatizzazioni selvagge, interessi personali e saccheggio delle ricchezze nazionali - questo, come ha detto, ha caratterizzato gli anni dalla caduta di Milosevic fino all’avvento al potere del suo Partito del progresso serbo (Sns), otto anni fa. Partito che ha acquistato un crescente consenso popolare e che ha largamente vinto le elezioni del 21 giugno scorso con oltre il 60% dei voti.  

Le ultime elezioni sono state boicottate dall’opposizione radicale, per protesta contro la politica ritenuta ‘autoritaria’ del presidente Vucic.