CANBERRA - “La disinformazione e la cattiva informazione gravemente dannose rappresentano una minaccia per la sicurezza, l’integrità delle elezioni, la democrazia e la sicurezza nazionale - ha dichiarato il portavoce -. Il governo continuerà a cercare metodi alternativi per garantire agli australiani un accesso a informazioni affidabili e sicure, nel rispetto della libertà di espressione”.

La legge, inizialmente introdotta dall’ex ministro delle Comunicazioni Michelle Rowland, è stata accantonata dopo aver fallito nel raccogliere sostegno sufficiente al Senato. La proposta prevedeva multe fino al 5% del fatturato annuo per le piattaforme online che non contrastassero efficacemente la disinformazione.

Le critiche non erano mancate: il senatore indipendente David Pocock aveva definito la proposta “totalmente sbagliata” e pericolosa per la libertà di espressione. La senatrice dei Verdi Sarah Hanson-Young aggiunse che il disegno di legge non affrontava le vere cause della disinformazione.

In seguito al fallimento del disegno di legge, il governo ha annunciato l’intenzione di introdurre misure alternative, tra cui norme più severe contro i contenuti falsificati e non consensuali di natura sessuale e leggi per garantire veridicità nella pubblicità politica.

Alcune voci, come l’Istituto per gli Affari Pubblici, avevano ipotizzato che il nuovo ministro delle Comunicazioni Anika Wells potesse riesumare la proposta, ma il governo ha smentito categoricamente tali speculazioni.