BUENOS AIRES – È il nipote numero 138. Cioè il 138esimo figlio di desaparecidos della dittatura che ha ritrovato la propria identità.
Lo hanno annunciato il 27 dicembre, con una conferenza stampa, le Abuelas de Plaza de Mayo: le nonne che, dal 1976, non smettono di cercare i nipoti, i figli dei loro figli sequestrati e uccisi dai militari.
Si trattava di bambini nati nei centri clandestini di detenzione e subito strappati alle madri che venivano eliminate poco dopo. Oppure recuperati durante le operazioni di sequestro degli oppositori politici, veri e propri atti di guerra per dispiegamento di forze e violenza.
I neonati venivano affidati a famiglie di militari o imprenditori ideologicamente vicini alla dittatura. In altri casi erano venduti a famiglie comuni che volevano adottare un bambino, senza sottostare alle procedure dei canali ufficiali.
Con la firma di un medico compiacente su un falso atto di nascita, il bambino era registrato all’anagrafe e iscritto nello stato di famiglia. Senza che nessuno facesse domande.
Nei primi anni dopo il ritorno della democrazia, il lavoro di ricerca avveniva in modo artigianale, basandosi su “voci” e racconti dei vicini su strane gravidanze e sulla somiglianza fisica con i presunti genitori e i loro familiari. Successivamente, con la creazione di una banca di dati genetici costruita con l’apporto dei familiari dei desaparecidos, le tecniche si sono affinate. Anche perché l’analisi del Dna può essere disposta anche da un giudice e non avviene solo su base volontaria.
Il nipote 138 ha 48 anni ed è nato durante la prigionia della madre alla ex Esma, una scuola per sottoufficiali della Marina che in quegli anni funzionava come centro clandestino di detenzione, il più grande di tutta l’Argentina.
È figlio di Marta Enriqueta Pourtalé e Juan Carlos Villamayor, sequestrati il 10 dicembre 1976 a Buenos Aires. Entrambi appartenevano all’organizzazione peronista dei Montoneros. È nipote della abuela Rosa Pourtalé.
Secondo quanto riferito da Estela Carlotto, la presidente di Abuelas, vive in Spagna, ma al più presto organizzerà l’incontro con il fratello e quel che resta della sua famiglia.
L’associazione delle Abuelas lavora al caso Pourtalé-Villamayor dal 1999, con l’appoggio del fratellastro, figlio di una precedente relazione della mamma, di pochi anni più grande, che per tutta la vita l’ha cercato. Quest’ultimo venne risparmiato dal sequestro perché all’epoca aveva tre anni, troppo grande e con troppi ricordi per poter essere ricollocato in una famiglia. Venne infatti lasciato in un commissariato del conurbano, dopo aver avvisato i nonni di andarlo a recuperare.
Secondo le stime, mancano all’appello ancora circa 300 nipoti, che ormai hanno tra i 45 e i 50 anni, hanno a loro volta avuto figli, in alcuni casi nipoti. Ma per Estela Carlotto e le altre nonne non è questo un movito per fermarsi e per rinunciare alla ricerca della verità.