CANBERRA - Il provvedimento entrerà in vigore a dicembre e segue l’approvazione di una legge varata nel 2024 che già includeva piattaforme come Facebook, TikTok, Instagram e Snapchat. Inizialmente, YouTube era stato esentato per via del suo utilizzo diffuso in ambito educativo. Tuttavia, nuove raccomandazioni della commissaria per la sicurezza online Julie Inman Grant, basate su ricerche che indicano YouTube come la piattaforma dove i minori sono più esposti a contenuti dannosi, hanno spinto il governo a cambiare direzione.
Il primo ministro Anthony Albanese ha dichiarato che lo scopo del divieto è contrastare i danni sociali causati ai giovani da queste piattaforme: “I social media stanno facendo del male ai nostri bambini, e noi vogliamo proteggere le famiglie australiane”.
YouTube, da parte sua, contesta la decisione, sostenendo di non essere un social media ma una piattaforma di condivisione video, spesso utilizzata tramite televisori e ricca di contenuti educativi. Google, la società madre, è arrivata a minacciare un’azione legale, invocando la libertà implicita di comunicazione politica sancita dalla Costituzione australiana.
La nuova normativa prevede multe fino a 49,5 milioni di dollari per le piattaforme che non impediscono l’accesso ai minori. Tuttavia, permangono dubbi sull’efficacia delle tecnologie di verifica dell’età. Un periodo di prova commissionato dal governo ha rivelato che nessun sistema offre una soluzione universale.
Gli educatori potranno continuare a utilizzare contenuti educativi approvati attraverso account scolastici, ma ci sono timori per i giovani emarginati, in particolare quelli delle aree remote, che potrebbero vedere ridotto l’accesso a risorse e comunità online.