L’acqua è il primo alimento-nutrimento della vita. Quello di raggiungere e mantenere uno stato di salute ottimale è un interesse che certamente appartiene a tutti. Non vi è, infatti, chi non aspiri a nutrirsi correttamente, seguendo regimi alimentari quanto più possibile bilanciati. Forse, però, non ci si sofferma mai abbastanza su un fattore nutrizionale di primaria importanza: l’idratazione e il corretto equilibrio tra i vari compartimenti idrici dell’organismo. L’acqua che beviamo, inoltre, non è solo composta da idrogeno e ossigeno, ma è, di fatto, una vera e propria soluzione di minerali, ossia nutrienti essenziali per l’organismo umano e, di conseguenza, un vero e proprio alimento che la natura ci offre.
Ma di quanta acqua abbiamo bisogno giornalmente? E qual è la migliore tipologia d’acqua per mantenere un buono stato di salute? È benefico, per il corpo, dissetarsi con acque ricche di sali minerali? Può essere utile cambiare acqua con una certa frequenza nei regimi alimentari?
Indubbiamente, l’acqua è l’alimento più importante e il composto più diffuso in natura sotto forma solida, liquida o aeriforme, a seconda della temperatura. Rappresenta il 55-60% circa del peso corporeo di un adulto e fino al 75% del peso corporeo di un neonato. È indispensabile per la nostra salute, risultando essenziale per lo svolgimento di reazioni biochimiche e processi fisiologici: è fondamentale per la regolazione della temperatura corporea, è idratante e lubrificante per le articolazioni, è fonte generosa di sali minerali.
Il fabbisogno umano d’acqua equivale alla quantità che garantisce l’equilibrio con le perdite e che previene gli effetti negativi della disidratazione, favorendo l’eliminazione dei composti solidi della dieta. In condizioni di temperature ambientali miti e per moderati livelli di attività fisica, la corretta assunzione di acqua varia a seconda dell’età, del sesso e di eventuali condizioni pato-fisiologiche. Le regole d’oro, abitualmente dispensate da medici e nutrizionisti, sono di berne almeno due litri, anche se non si avverte il senso della sete e, in particolare, di aumentare l’introito durante i mesi estivi, distribuendo la quantità durante la giornata ed evitando di bere eccessivamente durante i pasti.
Le distinzioni grossolane sono tra acqua gassata o frizzante, resa tale dall’aggiunta di anidride carbonica, acqua di rubinetto e acque minerali. Ma sono tutte uguali e quali scegliere? Se il consumo della frizzante può talvolta essere utile dopo pasti molto abbondanti, il suo impiego è decisamente sconsigliato dal punto di vista salutistico e nutrizionale, in quanto il gas sprigionato porta alla dilatazione delle pareti dello stomaco, aumentando così il limite di contenimento gastrico con un conseguente incremento volumetrico dell’addome superiore. La scelta di consumare acqua del rubinetto è certamente ecosostenibile ma, nonostante sia microbiologicamente sicura, quest’acqua ha caratteristiche chimiche e organolettiche che dipendono dallo stato dell’acquedotto e quindi variano significativamente da stato a stato o da città a città. L‘acqua minerale naturale include un’ampia gamma di acque, ben note dal punto di vista chimico, che si distinguono a seconda della conducibilità elettrica, del pH, della durezza data dal contenuto di carbonati di calcio e magnesio, della presenza di nitrati e a seconda del quantitativo di sali minerali disciolti, il cosiddetto “residuo fisso”.
Se si volesse fare, dunque, una distinzione approfondita, si dovrebbe più propriamente tenere conto di quanto un’acqua sia ricca di minerali in essa disciolti, ciò che consentirebbe di classificare le acque in oligominerali e minerali. Le prime sono considerate ottime acque da tavola per il contenuto in sali minerali che non supera i 550mg/l e, dunque, adatte per essere bevute quotidianamente. Delle seconde invece, avendo, queste ultime, un residuo fisso abbastanza consistente compreso tra 500 e 1500mg/l, non è consigliabile bere più di un litro durante il giorno, alternandole semmai con una oligominerale. Ci sono poi acque ricche di minerali con un residuo fisso superiore a 1500mg/l che, come tali, devono essere bevute solo ed esclusivamente a scopo curativo e sotto indicazione medica (esempio sono le acque termali).
E in questo senso la scienza medica si è sicuramente espressa suggerendo cautela nella scelta delle acque a seconda delle diverse esigenze. Un operaio che lavora d’estate in ambienti non climatizzati potrebbe avere bisogno di un’acqua particolarmente mineralizzata, mentre una persona sedentaria o, magari, con insufficienza renale può avere maggiori benefici bevendo acque con il minimo di residuo fisso. Possiamo passare così, dalle acque minimamente mineralizzate, ideali per i neonati, a quelle oligominerali, ottime per combattere la ritenzione idrica o eventuali condizioni di ipertensione, e ancora a quelle mediominerali da alternare sempre ad acque più leggere, perché molto ricche di sali minerali e dunque ideali dopo un’intensa attività fisica. Dopo di che, una volta acquisite dalla scienza medica queste indicazioni, l’acqua rimane la ‘materia della vita’.
Per Talete, il primo dei filosofi occidentali in senso cronologico, l’acqua era l’archè, cioè l’elemento primordiale, origine di tutte le cose. Che poi è ancora oggi il criterio seguito dagli scienziati, dagli astronomi e dagli astrofisici per comprendere se sia possibile la vita su altri pianeti o in altri sistemi stellari. Considerarla elemento apportatore di danni estremi fino alla morte, così come risulta sia stato fatto in recenti esternazioni sia pure per bonaria contrapposizione alla più concreta pericolosità del vino, appare dunque un autentico ossimoro data l’inconciliabilità dei concetti espressi. A meno che il riferimento non fosse agli eccessi tipici di eventi mareali, come il fenomeno dell’acqua alta che, cogliendo di sprovvista un soggetto incapace di nuotare, ne provochi lo sfortunato annegamento. Ma qui non crediamo possa essere chiamata in causa la paventata pericolosità dell’acqua potabile.
Ed è, quest’ultima, talmente tanto importante e benefica che solo l’acqua, e non altri liquidi, è adeguata per l’assunzione dei farmaci che l’uomo prende per tutelare la propria salute e che mai dovrebbero essere somministrati con altre bevande eventualmente in grado di interferire con il farmaco stesso. A tal proposito può essere utile aggiungere il suggerimento di assumere le medicine con acqua oligominerale preferibilmente a temperatura ambiente o fresca. L’acqua calda, infatti, potrebbe rallentare l’effetto dei farmaci e l’acqua frizzante determinare un assorbimento troppo veloce del principio attivo che quindi potrebbe non sortire l’effetto desiderato.