Era arrivato a Melbourne lo scorso novembre, Giuseppe Rossi, papà di Gabriele, socio dei ristoranti Zanini a Elwood e St Kilda. La sua intenzione era quella di rivedere finalmente suo figlio e suo nipote Alessandro, di scappare per un po’ dal freddo milanese e di ritornare nella sua città a Sordio, in provincia di Lodi, in Lombardia, alla fine del mese di febbraio. Anche sua moglie Maddalena e il suo secondo figlio Giovanni l’avevano raggiunto lo scorso gennaio per trascorrere del tempo in famiglia.
Purtroppo, l’attuale emergenza sanitaria ha frenato l’intero mondo e ha sconvolto qualsiasi tipo di pianificazione: “La compagnia aerea Emirates ci ha dapprima chiamati per comunicarci di aver spostato il volo, previsto per fine marzo, alla settimana successiva alla Pasqua, e poi qualche settimana fa, a seguito degli ultimi aggiornamenti legati al COVID-19, ci ha richiamati per proporci la cancellazione totale del biglietto o la sua sospensione fino alla riapertura del servizio che al momento è forse prevista per fine maggio - ha raccontato Gabriele Rossi -. Abbiamo provato a cercare altri voli, ma si parte da una cifra di almeno 2500 dollari, un’assurdità per un viaggio che prevede almeno due scali internazionali e che ha l’aeroporto di Fiumicino come unica destinazione in Italia, quindi i miei genitori avrebbero dovuto cercare un ulteriore mezzo di trasporto per ritornare a Milano”.
Una preoccupazione aggiuntiva resta ora quella legata alla permanenza in Australia. Mentre Maddalena e suo figlio Giovanni sono arrivati a Melbourne da poco più di un mese, Giuseppe Rossi dovrà invece affrontare la terza richiesta per il visto turistico che ha scadenza trimestrale: “Mio padre ha aggiornato il suo secondo visto da visitatore alla fine di gennaio e invece di pagare i 350 dollari previsti, abbiamo preferito fare un viaggio a Bali, quindi uscire e rientrare dal continente australiano. Questa volta sarà costretto a pagare per poter ottenere un terzo visto turistico; non c’è altra possibilità”, ha continuato.
Nel frattempo, l’Australia sta affrontando forse una delle più grandi crisi finanziarie nel mondo della ristorazione. Gabriele ha infatti dovuto rinunciare a quattordici membri del suo staff e reinventare le sue attività commerciali.
Restano dubbi e incertezze per il futuro, ma intanto cresce la voglia di adattarsi ai cambiamenti: “Ho completamente svuotato la sala del ristorante a St Kilda e l’ho allestita come un mini market. Vendiamo pasta, marmellata, salse di ogni tipo, affettati sottovuoto, mozzarella e vari tipi di formaggio, nonché diversi prodotti di nicchia, ma di sera entrambi i ristoranti continuano a funzionare con il takeaway e le consegne a domicilio - ha raccontato Rossi -. Proviamo molta delusione nei confronti del governo e delle decisioni prese in riferimento a tutti coloro con un visto temporaneo. L’unica cosa che siamo riusciti a fare è invitare il nostro staff, soprattutto coloro a cui abbiamo dovuto rinunciare, a venire a cena ogni sera al nostro ristorante. Almeno hanno un piatto caldo a fine giornata”.