E’ morto a Gorizia all’età di 90 anni Demetrio Volcic, storico corrispondente da Mosca per la Rai durante la Guerra fredda ed ex direttore del Tg1. Un decano del servizio pubblico, un volto amato dai telespettatori ai quali affacciandosi dai televisori di allora per una ventina di anni dal tg Rai aveva avvicinato mondi lontani non tanto per distanze quanto per accadimenti, il mondo dietro la Cortina di Ferro nell’epoca dei Blocchi. Se ne va un giornalista che è stato modello insieme ad altri di quell’epoca, come Citterich, Barbato, Pastore, Selva, Orlando, una figura rispettatissima.

Nato a Lubiana, da padre triestino e madre goriziana, per un quarto di secolo aveva raccontato agli italiani il mondo oltre la Cortina di ferro con le sue corrispondenze da Praga, Vienna, Bonn e la capitale russa. Proverbiale la frase “fa freddo qui a Mosca” con cui apriva i suoi servizi. Volcic aveva iniziato a lavorare in Rai nel 1956 e nel 1964 era diventato inviato speciale da Trieste. Nel 1968 fu promosso a corrispondente dall’estero. Dal 1993 al 1994 guidò il tg della prima rete Rai. In seguito era entrato in politica ed era stato senatore dell’Ulivo dal 1997 al 2001 e poi eurodeputato dal 1999 al 2004. Tra i suoi tanti libri “Mosca, I giorni della fine”, “Sarajevo. Quando la storia uccide”, “Est. Andata e ritorno nei Paesi ex-comunisti”. “Il piccolo zar, 1956”, “Krusciov contro Stalin” e “1968, L’autunno di Praga”.

La Rai lo ha ricordato con gratitudine per il suo stile diffusamente “improntato a ricerca della verità e chiarezza”, secondo le parole della presidente della Rai Marinella Soldi e l’amministratore delegato Carlo Fuortes.