VARESE - Roberto Maroni, 67 anni, è morto a seguito di una lunga malattia dopo una vita passata nella Lega. L’incontro con Umberto Bossi nel 1979 cambiò la sua vita e da simpatizzante di Democrazia Proletaria divenne “la mamma” di un nuovo movimento di cui il senatur era il padre.

Deputato nel 1992 con altri 80 leghisti che per la prima volta arrivarono in parlamento e poi tre volte ministro sempre con Silvio Berlusconi presidente del Consiglio, prima di tornare nella sua Lombardia per prendere il posto di governatore della Regione, dopo il lungo regno di Roberto Formigoni.

Quasi 30 anni nelle istituzioni, quasi 40 nella Lega che ha fondato e poi anche guidato al termine del periodo più difficile con Bossi, circondato da un “cerchio magico” che portò la Lega a rispondere in tribunale di tutte le accuse che la stessa Lega aveva rivolto agli altri partiti. A capo della rivolta dei militanti ci fu proprio Maroni, colpito dal divieto di rappresentare la Lega in qualsiasi manifestazione ufficiale, fino a quando lo stesso Bossi comprese che era davvero arrivato il momento di fare pulizia partecipando lui stesso alla celebre “serata delle scope” di Bergamo nel 2012, che segnò il passaggio di consegne tra i due.

Non facili i rapporti anche con Matteo Salvini che lo ha definito “grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre”, perchè Maroni sapeva anche con i suoi toni pacati far sentire forte la sua voce. E così ha fatto dopo il risultato sotto il 10% alle ultime elezioni, spiegando che “un Luca Zaia segretario farebbe un gran bene alla Lega” per riportare il partito tra la gente del Nord che invece non viene più ascoltata. E il presidente del Veneto lo ha definito “una figura iconica della Lega, un amico e un compagno di viaggio”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha fatto parte con lui dello stesso governo Berlusconi, lo ha ricordato come “una delle persone più capaci che ho incontrato nella mia vita e un amico”. “Mancheranno la sua lucidità e la sua visione politica, il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia e alle regioni del Nord produttivo, ha detto Berlusconi. Ma anche dal centrosinistra sono arrivati tanti messaggi di cordoglio, come quello di Enrico Letta: “Tanti ricordi e tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza”.

“Politico per passione” si definiva nei suoi profili social, ma di passioni ne aveva anche molte altre, dal Milan, alla vela, alla musica, soprattutto il blues suonato con l’organo Hammond nella sua band, i Distretto 51, e il rock del suo idolo Bruce Springsteen.