E’ stato trovato morto in una stanza d’albergo di San Giovanni Teatino: un malore, nella notte, non ha lasciato scampo ad Antonio Cripezzi, cantante e tastierista dei Camaleonti. Settantasei anni, in passato aveva già avuto problemi di salute. La sera prima Cripezzi si era esibito con i Camaleonti al parco Villa de Riseis di Pescara. Dopo l’esibizione una cena con lo staff e alcuni fan e poi il rientro in hotel.
Di famiglia originaria di Palazzo San Gervasio nel potentino, Cripezzi, nell’arco della lunga storia del complesso, oltre a cantare, a volte ha anche suonato il violino e i synth. Ha composto le musiche di molte canzoni del repertorio della band, come “Amico di ieri, amico perduto”, “Pensa”, “Dove curva il fiume”, Gimcana e altre.Nel 1993 ha partecipato alla registrazione dell’album “Esco dal mio corpo e ho molta paura” di Elio e le Storie Tese, cantando la canzone “Gomito a gomito con l’aborto”.
Con la sua morte se ne va un pezzo del complesso, allora si diceva così, più amato degli anni ‘70. Era, infatti, voce e tastiere della band nata negli anni ’60 come parte del movimento musicale del beat italiano. Fu Riki Maiocchi a interpellarlo, prima del chitarrista Gerry Manzoli, del batterista Paolo de Ceglie e del bassista Livio Macchia, proponendo loro di formare un nuovo gruppo musicale. Inizialmente presero il nome di Modes, poi di Beatnick, eseguendo cover in lingua italiana di brani celebri, scelti nelle classifiche inglesi e americane. Nel 1965, però, scelsero di chiamarsi Camaleonti, presentandosi al primo Raduno Beat, dove vennero notati da un collaboratore e paroliere di Adriano Celentano, Miki Del Prete, che offrì loro un contratto con l’etichetta Kansas. Il successo arrivò quasi subito con “Chiedi chiedi”, “Sha la la la la” e “Portami tante rose”.
Maiocchi decise poi di dedicarsi alla carriera solista, ma i Camaleonti continuarono ad avere successo con “L’ora dell’amore” ((versione italiana di “Homburg” dei Procol Harum) e “Io per lei” (cover di “To Give” di Frankie Valli). Il massimo della popolarità arrivò negli anni ’70, con “Mamma mia” (scritta da Mogol e Lucio Battisti), “Viso d’angelo” ed “Eternità”, presentata con Ornella Vanoni al Festival di Sanremo 1970. Nella versione della band milanese il brano arrivò fino al secondo posto in hit parade.
I Camaleonti tornarono ad essere un quintetto quando entrò Dave Sumner, già facente parte dei Primitives di Mal e dei Cyan Three di Patty Pravo, che comunque aveva partecipato ad alcune incisioni degli anni precedenti. Seguirono altri successi, ma negli anni ’80 Sumner decise di lasciare il gruppo, che lo sostituì con Vincenzo Mancuso. Poi anche Manzoli decise di andare via, quindi la band continuò in quattro. Realizzarono “Cuore nerazzurro”, che diventò l’inno ufficiale dell’Inter. Nel 1985 anche Mancuso si separò dal gruppo, nel suo caso per collaborare con Francesco De Gregori. Quindi, entrò nel gruppo Valerio Veronese.Ma tornarono ad essere in cinque con l’ingresso di Massimo Brunetti.
Nel 1993 tornano al Festival di Sanremo cantando (insieme ai Dik Dik e Maurizio Vandelli) la canzone nostalgica “Come passa il tempo” che, anche se viene eliminata, riscuote un discreto successo. Il primo grande dolore arrivò con la morte di De Ceglie, dopo la quale pubblicarono una raccolta, nel 2006. I Cameleonti parteciparono poi a “I migliori anni” di Carlo Conti e parteciparono a un tour invernale in Canada, ottenendo un grande successo. Risale al 2015 la pubblicazione del loro disco celebrativo, “50 anni di applausi”, con cinque inediti.
Con la sua scomparsa ci sentiamo tutti privati di un altro pezzo della nostra adolescenza. I Camaleonti sono stati un gruppo di grande raffinatezza musicale e, per certi versi, di autentica avanguardia.