È morto Alvaro Vitali. L’attore, protagonista di una serie di film della commedia sexy all’italiana, aveva 75 anni. Vitali era stato ricoverato recentemente per una broncopolmonite recidiva. Nel ruolo di Pierino, in particolare, Vitali raggiunse l’apice della notorietà negli anni ‘70, ma non è stato solo un attore comico: è stato il simbolo di un’epoca di cinema scollacciato e spensierato, quella commedia venata di leggero erotismo, tra infermiere, dottoresse e professoresse discinte, che dominava le sale di quegli anni e che, con le sue risate maliziose e situazioni sopra le righe, rifletteva un’Italia in trasformazione. La sua carriera fu fortemente legata a quel genere ‘boccaccesco’, popolarissimo e amato dal grande pubblico, grazie a film diretti da registi come Nando Cicero, Mariano Laurenti, Sergio Martino e Michele Massimo Tarantini. Film come “La dottoressa del distretto militare” (1976), “L’insegnante va in collegio” (1978), “La liceale seduce i professori” (1979) e “La poliziotta della squadra del buon costume” (1979) non solo lanciarono star come Edwige Fenech, ma consacrarono Vitali a vero e proprio fenomeno di costume.
Il suo Pierino, con quella risata inconfondibile e le marachelle da eternamente bambino, è entrato nel cuore di milioni di spettatori, diventando un personaggio che ancora oggi è sinonimo di comicità popolare. Nonostante la sua statura modesta (1,56 metri), la presenza scenica di Alvaro Vitali era decisa. Ha affiancato attori protagonisti come Lino Banfi, la Fenech, Renzo Montagnani, Gloria Guida e Nadia Cassini, per poi passare a ruoli di prima fila interpretando il personaggio di Pierino, eroe popolare delle barzellette, con “Pierino contro tutti” (1981) e “Pierino colpisce ancora” (1982), entrambi diretti da Marino Girolami, e in “Pierino medico della S.A.U.B.” (1981) di Giuliano Carnimeo, per poi riprendere il suo personaggio in “Pierino torna a scuola” (1990) di Laurenti. Nel mezzo seguirono film legati a Pierino, dove Vitali proponeva personaggi similari, con titoli come “Gian Burrasca”, “Giggi il bullo” e “Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento”. La sua energia, la mimica espressiva e il talento comico lo portarono a lavorare con registi di altissimo livello, da Federico Fellini, che lo scelse per piccoli ruoli in “Amarcord”, “Roma”, “I clowns”, fino a Roman Polanski (un cameo in “Che?” del 1972), Mario Monicelli (Romanzo popolare”) e Dino Risi (“Profumo di donna”). Ma fu proprio nel filone della commedia sexy che trovò la sua vera consacrazione e il favore del pubblico.
Nel corso della sua carriera ha recitato in 89 film e il primo fu “Fellini Satyricon” (1969), dove apparve fugacemente in un piccolissimo ruolo nemmeno accreditato nei titoli. “Sono stravolto da questa notizia repentina e inaspettata”. Ha risposto così Lino Banfi, commentando la morte di Alvaro Vitali con il quale fece spesso coppia in tanti film della commedia sexy all’italiana (da ‘L’insegnante balla... con tutta la classe’ del 1979 a ‘La ripetente fa l’occhietto al preside’ del 1980, solo per fare qualche esempio) dando vita a un duo comico molto amato. “Alvaro aveva solo 75 anni, non era in un’età per morire, almeno nei parametri di oggi”. Ed è tornato sulle polemiche che si scatenarono qualche anno fa dopo alcune dichiarazioni di Vitali, che si lamentava di essere stato abbandonato da alcuni dei suoi compagni di scena più affezionati, tra cui appunto Banfi. “Sono ancora profondamente dispiaciuto, come lo fui nel momento in cui scoppiarono le polemiche fra noi, perché Alvaro mi accusò di averlo abbandonato, ma io non ho mai fatto né il produttore né il regista. Non facevo più film comici; era il periodo in cui facevo ‘Un medico in famiglia’, che era sempre un ruolo brillante ma di diverso genere”, ha scandito l’attore pugliese.