CASTEL DI SANGRO (L’Aquila) - Juan Carrito, il giovane orso marsicano diventato un “mito” per le sue scorribande nella regione montana abruzzese, è stato investito e ucciso a Castel di Sangro da un automobilista. 

“Sono sconvolto - ha detto Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise - è come se fosse scomparso un familiare”. L’incidente nell’Aquilano, in un tratto, come ha assicurato Sammarone, dove c’erano “le recinzioni e tutto quanto serve per la protezione di questi animali. Stavamo lavorando per lui, fino a poco fa”.

Sulla Strada Statale 17 prima della della Galleria G. Fiore, fuori dal Parco, l’orso è stato investito e dopo alcuni minuti di agonia è morto a causa del trauma riportato nell’impatto con una vettura in transito. Fortunatamente la persona alla guida non ha riportato traumi. Sul posto sono intervenuti per i primi soccorsi, Guardiaparco, Carabinieri, Carabinieri Forestali e la dottoressa del Servizio Veterinario castellano. 

L’animale recuperato dal personale del PNALM è stato trasportato all’Istituto Zooprofilattico per la necroscopia. “Non ci sono parole per quello che è successo. Juan Carrito era un orso problematico, ma al Parco abbiamo fatto di tutto, contro tutto e tutti, per dargli una chance e farlo rimanere libero. Ora ci ha lasciato....”, si legge sulla pagina Fb del Parco. “Siamo tutti un pò più poveri perchè se ne è andato uno di famiglia” ha dichiarato dal canto suo il presidente del Parco, Giovanni Cannata.

“Ho appreso con grande dolore la notizia dell’investimento mortale di Juan Carrito, l’orso marsicano più famoso e amato d’Abruzzo, avvenuto sulla statale 17 all’altezza di Castel di Sangro. L’orso è stato investito da un residente del luogo. Il presidente della provincia e sindaco castellano, Angelo Caruso, mi ha informato dell’evento, inviandomi dei video in cui si vedeva l’orso pesantemente colpito. La sua perdita rattrista non solo la nostra regione, ma il mondo intero che ha scoperto l’Abruzzo e la bellezza degli orsi attraverso i numerosi video che lo ritraevano sin da cucciolo con i suoi fratelli e l’orsa Amarena”, ha affermato il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

Le storie di Juan Carrito, noto anche come M20 o Ganimede, avevano aiutato il grande pubblico ad approfondire la conoscenza su questa sottospecie così simbolica del Parco, differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi, endemismo esclusivo dell’Italia centrale. Sarebbero, secondo gli ultimi censimenti, appena 50 gli esemplari nel territorio del Parco e zone limitrofe. 

E Juan Carrito era, tra questi, certamente uno dei meno elusivi, ormai fatalmente abituato alla presenza dell’uomo e alle sue attività, in particolare nella zona di Roccaraso, dove pure aveva fatto razzia nelle cantine, nei pollai e nei cassonetti, persino in una pasticceria e si era tentato di allontanarlo. 

Non tutti avevano però compreso quanto innaturale sia la propensione di un orso al contatto con l’uomo, né la disinvoltura con la quale questi si avvicinava ai centri abitati. Una disinvoltura che, a quanto pare, potrebbe essergli costata la vita.