MADRID – Al grido di "Basta con il business della casa!", decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Madrid ed in altre 40 città spagnole, per esigere una riduzione del 50% degli affitti e contro la speculazione immobiliare e la mancanza di alloggi dignitosi.

La protesta, convocata dai sindacati degli inquilini e supportata dalle principali organizzazioni sindacali Comisiones Obreras e Union General de Trabajadores, ha visto nella capitale iberica la mobilitazione più imponente, con oltre 100.000 persone, secondo gli organizzatori - 15.000 secondo la prefettura - nel corteo che ha marciato dalla stazione di Atocha lungo le vie del centro fino a Plaza de Espana.

"Stop alle espulsioni dai nostri quartieri, basta con gli sgomberi", ha rivendicato Valeria Racu, portavoce del sindacato degli inquilini a Madrid, che propone lo sciopero degli affitti come misura di dissuasione "per chi considera la casa un business e non un diritto".

Fra i manifestanti, tantissimi i giovani, gli anziani, i lavoratori, tutti accomunati dalla frustrazione per l'inaccessibilità dei prezzi di locazione, che li costringe a condividere appartamenti e a dipendere dall'aiuto familiare, o anche a essere espulsi dalla città. "Non so che sarà del mio futuro", "non so se potrò mai permettermi di vivere da solo, "non so se potrò restare a Madrid", sono alcune delle voci di protesta più ricorrenti fra i manifestanti, unite contro i "fondi avvoltoi" di investimenti immobiliari, che acquistano interi edifici e aumentano gli affitti.

Come nella gran parte delle capitali europee, il problema della casa è tornato al centro del dibattito politico e sociale in quanto principale preoccupazione degli spagnoli. Nella terza mobilitazione a Madrid, che per la prima volta si è svolta in contemporanea con quelle in altre 40 città, fra cui Barcellona, Valencia, Malaga o Palma di Maiorca, il movimento per la casa ha chiesto l'abbattimento dei costi degli affitti e il recupero di immobili vuoti, lo stop agli affitti turistici o brevi e il divieto di acquisto di alloggi se non a scopo abitativo. Oltre all'ampliamento del parco pubblico di alloggi, non solo attraverso l'edilizia abitativa ma anche mediante espropriazioni.

I sindacati degli inquilini denunciano che le misure finora adottate dall'esecutivo progressista per la fronte all'emergenza abitativa - fra cui l'aumento dell'offerta degli alloggi a canone sociale e la regolamentazione del mercato degli affitti, con incentivi fiscali per i proprietari che locano a pressi di riferimento, oltre a un piano statale per l'edilizia abitativa, in vigore dal 2026 - sono insufficienti. E chiedono un 'patto di Stato' sulle politiche pubbliche per la casa.