TORINO - Al Tribunale torinese, davanti alla giudice Nicoletta Aloj, si è entrati nel vivo della causa civile che Margherita Agnelli ha avviato contro i figli, sulla successione della madre Marella Caracciolo, morta a 91 anni nel 2019, 16 anni dopo l’avvocato Gianni Agnelli.

Margherita, figlia di Gianni e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (e degli altri cinque figli Maria, Pietro, Anne, Sofia, Tatiana, avuti con il secondo marito Serge de Pahlen), da anni contesta tutti gli atti ereditari. 

Se le richieste di Margherita fossero accolte, ci potrebbero essere impatti sugli assetti del patrimonio di famiglia, la società Dicembre e la governance del gruppo Exor. Il valore della Dicembre, che appartiene a John per il 60% e a Lapo e Ginevra per il restante 40% suddiviso in parti uguali, al momento della morte nel 2019 di Marella Caracciolo sarebbe stato di 4,6 miliardi. Di questa società Margherita rivendicherebbe il 50%. Mentre, il gruppo Exor, la holding finanziaria olandese che amministra le società Stellantis, Ferrari, Iveco, CNH Industrial, il gruppo editoriale Gedi, l’Economist e la Juventus, nel 2021 ha registrato un fatturato di 33,6 miliardi di euro e un utile netto di 3,5 miliardi.

La donna ha già una causa pendente in Svizzera, nella quale ha impugnato i tre testamenti in cui sua madre Marella ha indicato come unici eredi gli Elkann. Ora Margherita ha deciso di aprire una causa anche in Italia, in quanto sostiene che sua madre abbia avuto la residenza abituale nel nostro Paese, dove è morta, e quindi la successione andrebbe regolata dal diritto italiano e non da quello svizzero. 

La “tesi italiana” di Margherita, secondo la quale gli interessi di Marella sono sempre stati in Italia, è sostenuta da un articolato dossier che riscostruisce giorno per giorno gli spostamenti della madre negli ultimi 15 anni. L’atto di citazione di Margherita, 200 pagine argomentate dall’avvocato Dario Trevisan, delinea lo scenario di un vero e proprio complotto volto “alla totale esclusione della figlia e dei suoi discendenti, ramo de Pahlen, dalla successione Caracciolo”. Sostiene dunque Margherita che la madre sarebbe “stata indotta a rilasciare i testamenti, nonostante non ne potesse comprendere la portata” in quanto per motivi di salute fosse “minata nella sua effettiva capacità naturale a testare”.

Quindi il primo nodo da sciogliere è proprio quello della giurisdizione: la questione si gioca tra Italia e Svizzera.
Perciò sul tavolo ora c’è la questione pregiudiziale: il tribunale di Torino può procedere (come vorrebbe Margherita) o deve rinunciare (come sostengono gli Elkann)? Per la decisione si andrà al 2023. E l’eredità Agnelli ancora non trova pace.