BOLOGNA - Ernesto Fazzalari, figura di spicco della ’ndrangheta e uno dei killer più spietati della faida di Taurianova, oltre che il latitante più ricercato di sempre dopo il boss mafioso Matteo Messina Denaro, va agli arresti domiciliari a causa di un male incurabile e aggressivo. 

Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna dopo che la Corte di Cassazione, accogliendo i ricorsi dell’avvocato Antonino Napoli, ha annullato ben tre ordinanze di rigetto del differimento della pena o della concessione della detenzione domiciliare - una emessa dal Tribunale di Sorveglianza di L’Aquila e due dal Tribunale di Sorveglianza di Bologna - in seguito al trasferimento del Fazzalari nel centro diagnostico e terapeutico del carcere di Parma. 

Sottoposto da nove anni al carcere duro, Fazzalari era stato condannato alla pena dell’ergastolo, poi ridotta a 30 anni, nel processo Taurus, dove i magistrati lo descrivono come uno dei massimi esponenti della cosca Avignone-Zagari-Viola. 

Conosciuto come “u Lentu”, il boss cinquantottenne è stato uno dei protagonisti della faida che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ha trasformato Taurianova nel teatro di uno degli scontri più sanguinari di sempre tra i clan di ’ndrangheta. 

Erano i tempi in cui, nella piazza del piccolo paese della Piana di Gioia Tauro, i boss tagliavano le teste per poi utilizzarle per il tiro al bersaglio, e Fazzalari “sparava come un pazzo”.  

Venne condannato per associazione mafiosa, per l’omicidio di Vincenzo Maisano e di Francesco Asciutto e per il tentato omicidio di Antonio Sorrento e Santo Asciutto. 

Quando è stato catturato, in un complesso di caseggiati a ridosso dell’Aspromonte, il boss era armato, ma non ha opposto resistenza. I carabinieri lo cercavano da oltre 20 anni ed era stato inserito al secondo posto, dietro il solo Matteo Messina Denaro, nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità.  

Mentre era in carcere, con regime di 41 bis, gli è stata diagnosticata una grave patologia, che ha indotto la difesa a chiedere il differimento della pena o la detenzione domiciliare, infine concessa.