GALBIATE (Lecco) - Da secoli crescono sui crinali delle Prealpi regionali, ma per colpa dell’azione sfavorevole del clima e degli agenti atmosferici le orchidee autoctone rischiano di scomparire così come alcune specie di genziane e molti dei fiori che impreziosiscono prati e pascoli, sostituiti da “inflorescenze commerciali”. 
A cercare di porre rimedio ai danni del clima i ricercatori del Centro flora autoctona del Parco del Monte Barro che, attraverso la Banca del germoplasma delle piante lombarde, che si trova nella sede galbiatese di Villa Bertarelli. Sono diventati i custodi di sementi di fiori che altrimenti rischierebbero di scomparire per sempre. È questa la salvaguardia delle biodiversità che avviene in celle frigorifere contenenti semi a -20 gradi di temperatura, camere di disidratazione e prototipi di macchine in grado di “spazzolare” i campi in cerca di quei semi che un tempo erano così comuni nei fienili e che ora sono sempre più rari. 
La strategia è quella di conservare per lungo tempo il “germoplasma” delle piante, cioè quel materiale genetico ereditario contenuto in parti vive. Ciò avviene con la raccolta in natura e il suo deposito presso centri altamente specializzati, denominati appunto “banche del germoplasma”. “Entro il 2050 almeno qualche centinaio delle specie di piante in Lombardia potrebbero estinguersi”, hanno spiegato gli esperti. 
La banca dei semi infatti si è prefissata l’obiettivo ambizioso di raccogliere in natura e conservare le sementi delle specie lombarde rare e minacciate, stimate nel 20% della flora regionale, quindi circa 600 delle oltre 3.200 specie presenti in regione. L’orchidea del Barro è unica perché sopravvissuta dai tempi remoti in quanto il Monte Barro rimase “fuori” dalle glaciazioni.