SEUL - Inizia oggi il processo a Yoon Suk-yeol, il presidente sudcoreano deposto e messo in stato d’accusa dal Parlamento lo scorso 14 dicembre, per aver tentato invano di imporre la legge marziale. Ma l’udienza è stata rinviata, perché l’ex presidente non si è presentato.
Yoon, un ex magistrato conservatore, nella notte tra il 3 e il 4 dicembre aveva gettato il Paese nel caos la dichiarazione della legge marziale, che richiamava alla mente i giorni della dittatura militare. Aveva inviato l’esercito in Parlamento nel tentativo di fermarne l’attività.
Un gruppo di deputati è però riuscito ad accedere alla Camera e ad approvare una mozione per revocare la legge marziale, costringendo Yoon a fare marcia indietro.
La Corte Costituzionale avrà ora tempo fino ai primi di giugno per decidere se rimuovere in modo definitivo il presidente o reintegrarlo.
Il politico sessantaquattrenne è inoltre indagato per numerosi reati, tra cui la “ribellione”, punibile con la pena di morte.
Yoon finora ha resistito al mandato d’arresto, grazie alle sue guardie del corpo che hanno respinto un primo tentativo della polizia di prenderlo in consegna, e si è rifiutato di apparire di fronte agli inquirenti per essere interrogato.
Il processo presso la Corte Costituzionale si svolgerà in cinque udienze, in programma da oggi fino al 4 febbraio, che si svolgeranno anche in assenza dell’imputato. Gli avvocati di Yoon hanno chiesto alla Corte di esaminare le cause che avevano portato il loro assistito a dichiarare la legge marziale.
I legali avevano già preannunciato che Yoon non si presenterà in aula per “motivi di sicurezza”. Anche suoi due predecessori, sottoposti allo stesso procedimento, non erano mai comparsi di fronte ai giudici: né Park Geun-hye, messa sotto accusa nel 2017 e poi incarcerata, né Roh Moo-Hyun, reinsediatosi nel 2004.
Per un verdetto di colpevolezza servirà la maggioranza dei due terzi dei nove seggi della Corte, uno dei quali è al momento vacante. Degli otto magistrati, tre sono considerati di sinistra, e quindi dello schieramento opposto a Yoon, e gli altri cinque centristi o conservatori.
Se l’impeachment verrà ratificato, dovranno essere convocate nuove elezioni presidenziali entro 60 giorni dal pronunciamento. Il leader dell’opposizione, Lee Jae-myung, appare come il candidato favorito ma ha anche lui problemi legali. Lo scorso novembre Lee era stato dichiarato colpevole da un tribunale di aver violato le leggi elettorali ma il verdetto era stato sospeso.
Se condannato, Lee verrebbe dichiarato ineleggibile. Ma gli esperti legali sostengono che, con le nuove elezioni, la sentenza potrebbe essere sospesa fino al termine del mandato quinquennale in caso di una sua vittoria. Un reintegro che aprirebbe prospettive incerte, perché verrebbe contestato con durezza dai sostenitori dell’opposizione e potrebbe spingere Yoon a forzare nuovamente la mano.
Nondimeno, la vicenda sembra aver aumentato la popolarità del presidente deposto: un sondaggio Gallup della scorsa settimana ha mostrato che il tasso di approvazione per il suo People Power Party è salito dal 24% al 34% in tre settimane.