Anche alla luce dei nuovi casi di COVID-19 registrati nelle ultime settimane, il governo ha deciso di anticipare a metà febbraio il processo di vaccinazione della popolazione, invece di marzo, come era stato originariamente pianificato.
Entro la fine di marzo, quattro milioni di persone potrebbero essere già vaccinate, secondo il programma di somministrazione che dovrebbe essere completato entro ottobre, come dichiarato dal ministro della Sanità Greg Hunt.
Secondo il piano d’azione, i primi a ricevere il vaccino saranno: il personale degli alberghi di quarantena obbligatoria e quello alle dogane, i funzionari sanitari in prima linea, il personale nel campo di assistenza agli anziani e disabili e i residenti delle case di riposo.
Il primo ministro Scott Morrison ha spiegato che l’obiettivo sarebbe quello di cominciare a vaccinare 80mila persone ogni settimana, per poi aumentare il numero nelle successive quattro o sei settimane.
Si attende ancora, però, l’approvazione dei vaccini Pfizer-BioTech e Oxford AstraZeneca da parte delle autorità competenti della Therapeutic Goods Administration (TGA).
Cresce anche il dibattito su quale dei due vaccini disponibili in Australia sia più efficace, in seguito alle dichiarazioni del presidente dell’Australian and New Zealand Immunology Society (ASI) che si è mostrato maggiormente favorevole alla distribuzione del Pfizer (con un livello di efficacia superiore al 90%), e in merito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca, che non sarebbe sufficientemente efficace per generate l’immunità di gregge (una forma di protezione indiretta che si verifica quando la vaccinazione di una parte significativa della popolazione finisce con il fornire una tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità).
Il Pfizer, però, è caratterizzato da una complicazione non poco rilevante: deve essere conservato a meno 70 gradi, causando problemi logistici a livello di trasporto e conservazione. Inoltre, a differenza del vaccino di AstraZeneca, non può essere prodotto in loco ma solo importato, causando una limitazione non indifferente sulla distribuzione.
Il piano australiano è quindi quello di vaccinare la popolazione vulnerabile con le 10 milioni di dosi di Pfizer già assicurate dal governo e utilizzare il vaccino AstraZeneca per il resto della popolazione.
“Lo studio e sviluppo del vaccino è una grande conquista per la scienza oggi ma abbiamo ancora dati scarsi sull’uso ma non sull’efficacia. Seppure i due vaccini disponibili oggi in Australia abbiano un tasso diverso di efficacia, il mio parere medico è che qualsiasi tipo di immunizzazione è preferibile a non immunizzare affatto. Per ora lo scopo del vaccino è diminuire il numero di ospitalizzazioni e dare un po’ di respiro al sistema sanitario mondiale”, ha dichiarato il medico di base Claudio Baldi.
Claudio Baldi, medico di base
“Bisogna capire che un virus non si elimina o cancella, e anche se sei vaccinato e non ti ammali, puoi sempre contrarre il virus e trasmetterlo. Il vaccino mira a diminuire le ospitalizzazioni perché meno persone vanno a finire in ospedale e meno decessi verranno registrati”.
Dal punto di vista medico, la priorità è quella di diminuire i contagi e anche i sintomi ma resta il problema della trasmissione: “Chi non farà il vaccino, questa volta avrà seri problemi perché non potrà contare sulla popolazione vaccinata, in quanto il virus sarà comunque ancora trasmissibile”, ha concluso Baldi.
Parere comune tra alcuni membri della comunità italiana è la propensione a effettuare il vaccino, anche se con alcuni dubbi:
“Se c’è da fare il vaccino, come lo richiedono le autorità sanitarie, lo farò, ma in un certo senso forse si potrebbe aspettare un altro po’ per essere davvero sicuri del vaccino giusto, perché è trascorso poco tempo dall’inizio dei lavori alle prime somministrazioni. Forse si potrebbe aspettare un po’ anche perché al momento i contagi sono sotto controllo, ma se si deve fare, lo farò. Per noi va bene aspettare o stare in casa, ma per i giovani è difficile restare in casa e a volte però non pensano alle conseguenze”: questo il parere di Aldo Zanatta, presidente del Gruppo Alpini di Melbourne, che il 7 febbraio alle 11.30 am festeggeranno la prima cerimonia al Veneto Club, per la ricorrenza dei reduci di Russia che ogni anno si commemora anche in Italia.
Aldo Zanatta, presidente Gruppo Alpini di Melbourne
Di parere simile è anche Leonardo Santomartino, segretario della Federazione Lucana:
“Farò certamente il vaccino ma continuerò a stare attento. Sono consapevole delle nuove varianti del virus e spero che le vaccinazioni saranno efficaci per farci tornare a vivere. Però so che la vita che avevamo prima dobbiamo dimenticarla. Spero in un miglioramento, ma non credo in una risoluzione totale”.
Leonardo Santomartino, segretario Federazione Lucana
La Federazione Lucana ha riaperto ieri per un saluto ai soci e per la distribuzione del programma annuale del 2021, anno in cui cade il 40esimo anniversario:
“Ci piacerebbe organizzare eventi per due settimane, ma è tutto ancora incerto, soprattutto la partecipazione degli ospiti da altri Stati”.
Ancora distanti sono i soci dell’Italian Seniors Social Club Dromana Inc., ancora impossibilitati a organizzare eventi:
Tony Telera, presidente talian Seniors Social Club Dromana Inc.
“Utilizziamo una sala municipale per le nostre riunioni, ma ancora non è stato dato il via libera per ospitare più di 20 persone, e il nostro club conta 150 soci; inoltre non possiamo usare la cucina e utilizzare la sala nei fine settimana. Noi vorremmo ricominciare le attività il più presto possibile, perché ci sentiamo di aver perso un anno che non avremo indietro”, ha raccontato il presidente Tony Telera, che è favorevole alla vaccinazione e non si tirerà indietro quando verrà convocato.