Con l’apertura domani del 48esimo Parlamento, il governo guidato da Anthony Albanese si prepara a tradurre il largo mandato ricevuto dagli elettori in un’agenda legislativa ambiziosa e strutturata.
Forte di una maggioranza storica alla Camera, Albanese punta a imprimere fin da subito un’accelerazione decisa su una serie di riforme economiche, sociali e istituzionali, già delineate durante la campagna elettorale e ribadite nei giorni successivi al voto del 3 maggio.
Il messaggio politico è chiaro: non sprecare l’occasione di governare con numeri solidi, ma trasformare quel consenso in misure concrete per affrontare le criticità strutturali del Paese e, sopratutto, rilanciare con decisione la fiducia nel sistema democratico.
Ma la sfida politica non riguarda solo il governo laburista e la sua agenda riformista. Se, infatti, per Anthony Albanese si tratta di trasformare un consenso record in risultati tangibili, per la nuova leader dell’opposizione, Sussan Ley, la posta in gioco è forse ancora più alta: ricostruire credibilità, coesione e visione dopo anni di logoramento interno e una sconfitta elettorale devastante.
Senza una rotta chiara e un gruppo coeso, i liberali all’opposizione rischiano di restare irrilevanti in un lungo ciclo politico che potrebbe vedere i laburisti diventare più forti che mai e i verdi pronti a condizionare i lavori parlamentari, e l’agenda del governo, dai banchi del Senato.
Sussan Ley, almeno finora, ha superato l’impatto iniziale senza grossi intoppi, ma, occorre dirlo, anche senza troppi spunti di grande interesse, tanto che la sua posizione sembra restare fragile anche all’interno del partito, con un Angus Taylor, che per poco non l’ha battuta nella corsa alla leadership, pronto a cogliere ogni occasione di debolezza.
Taylor, oggi ministro ombra della Difesa, sta già facendo sentire la sua voce, sostenendo ad esempio che l’Australia dovrebbe assumere un impegno congiunto con gli Stati Uniti per la sicurezza di Taiwan. Una posizione muscolare, che rischia di spingere l’opposizione verso un terreno geopolitico scivoloso, soprattutto se questi temi vengono spiegati male e gestiti ancora peggio.
È solo un piccolo esempio di quanto sia complesso, ma anche assolutamente fondamentale, per Sussan Ley, mantenere la coesione interna e una linea d’azione politica chiara. Proprio per questo la vera sfida sarà più di squadra che personale. Ted O’Brien, nuovo responsabile economico dei Liberali, ha il compito di restituire alla Coalizione credibilità su quel fronte.
Il suo predecessore, proprio Angus Taylor, in questo ruolo ha spesso navigato a vista. O’Brien dovrà essere pragmatico e all’altezza della situazione, di fronte a sé troverà Jim Chalmers, un ministro del Tesoro che, piaccia o meno nei contenuti, ha dimostrato preparazione, disciplina e una visione strategica che, se non contrastata, rischia di lasciare i liberai indietro per un’altra generazione.