LAUNCESTON - Il governo Albanese ha delineato una visione di un futuro basato esclusivamente su energie rinnovabili, mentre l’opposizione guidata da Peter Dutton intende portare la sua proposta nucleare alle prossime elezioni.
La moratoria sull’energia nucleare, introdotta nel 1996 dall’ex primo ministro John Howard, è ancora in vigore sia a livello federale che in diversi Stati.
Venerdì, durante l’annuncio della sua proposta sul nucleare, Dutton ha riconosciuto la necessità di un sostegno bipartisan per revocare la moratoria. Tuttavia, domenica nel corso di una conferenza stampa, Albanese ha ribadito che tale decisione “non avrebbe senso”.
“Howard ha introdotto la moratoria perché l’energia nucleare non ha senso qui - ha dichiarato il primo ministro -. Nella scorsa legislatura, Dutton, Barnaby Joyce e Angus Taylor hanno tutti ammesso che è troppo costosa, richiede troppo tempo ed è una distrazione”.
L’opposizione sostiene che includere il nucleare nel mix energetico potrebbe portare a una riduzione dei costi e a una maggiore affidabilità dell’erogazione di elettricità. Da parte sua, Albanese ha descritto il nucleare come “la forma di energia più costosa” e ha avvertito che potrebbe far salire il costo delle bollette fino a 1.200 dollari all’anno.
Le bollette energetiche sono salite in media di oltre 600 dollari rispetto alle promesse fatte da Albanese prima del suo insediamento. Il primo ministro ha attribuito l’aumento a un “picco globale dei prezzi dell’energia” seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
La proposta di Dutton prevede che il nucleare rappresenti il 38% del mix energetico, accanto al 54% di rinnovabili. Secondo il suo piano, il costo complessivo sarebbe di $331 miliardi, notevolmente inferiore ai $595 miliardi del piano basato solo sulle rinnovabili del governo Albanese.
Il governo ha respinto queste stime, sottolineando che il nucleare non sia una soluzione praticabile per l’Australia.